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IL DIVORATORE DI ANIME – Capitolo 138

DiPietro Sciandra

Mag 17, 2017

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Capitolo 138

Roma, 13 febbraio 1888

Caro diario; ho trascorso una giornata terribile anche oggi! Ho litigato tutto il giorno coi miei servitori. Sono davvero infuriato per tutte le seccature che ho avuto oggi. I miei servitori credono che è come se io rubassi il denaro ai miei debitori; ma non è così. L’interesse è una conseguenza naturale del prestito; più tempo trascorre per restituirlo e più bisogna “aggiungere” per compensare il ritardo. Questo è il mio lavoro; per quanto possa sembrare che io mi arricchisca senza fare nulla di male, io sono sempre un uomo d’affari. Prego Dio che mi aiuti e che io sia sempre degno di essere il suo più fedele angelo difensore e servitore. Quando mi rivolgo a Dio provo sempre la sensazione di grande pace e di comprensione; come se io non mi sentissi mai solo.

Anche perché Lui lo sa che mi adottò quando rimasi orfano nel 1868. Solo Dio io sono riuscito ad amare come amavo il mio povero padre. Per questo guai a chi offende Dio; sarei disposto ad ucciderlo. Se mi toccano Dio; è come se mi toccassero mio padre naturale. Prego la Madonna che faccia compagnia a mia madre lassù; perché so che mia madre mi ammira e mi protegge e farò di tutto purché sia fiera di me. Anche se non comprenderò mai perché Gesù si mise al servizio dell’uomo e in compenso trovò una sofferenza senza eguali. Quando prego, difatti io dico a Dio:

So che il tuo regno non è di questo mondo! Ma perché qui gli innocenti vengono puniti ed i colpevoli devono essere difesi per non essere condannati? Che giustizia è questa? I miei genitori avevano lavorato tutta la vita per darmi la casa che mi ritrovo ora! Come ricompensa cosa ebbero? La morte per mano di due briganti che volevano derubarli! Io so che erano due, ma il numero non mi importa; perché in ogni caso pagherà tutto il mondo per questo! Per questo motivo sono diventato un usuraio; non per bisogno di denaro, perché i miei genitori mi hanno lasciato un patrimonio colossale; ma per vendetta, ovvero togliere alle persone il più possibile! Mi hanno dato il soprannome di “divoratore di anime”; forse con il tempo lo accetterò, non lo so! Divorare le anime degli altri significa non averne una propria; così sento le voci della gente! Forse la morte dei miei genitori mi ha marcato nel profondo della mia anima peggio di quanto io possa pensare! Dicono che io sia un tipo lugubre, freddo, oscuro, tenebroso, crudele e senza anima! Sono pochi quelli che credono in me e che prendono le mie difese; tra cui alcuni uomini che ho tolto dalla strada ed ho dato loro una casa ed un posto di lavoro! Sembra che la gente dimentichi chi fa loro del bene e contesti chi fa loro del male per poi accettarlo in qualche modo! Pare quasi che il bene sia condannato ed il male apprezzato! Il popolo vuole la lussuria, la violenza, il denaro ed ogni forma di corruzione! Io penso che bisogna lottare per la propria anima e non vendersela; perché l’anima è la cosa più preziosa che esista, con tutto che sia immateriale! Per questo dalla morte dei miei genitori mi sono legato così morbosamente al denaro ed alle cose d’oro; perché mi sentivo vuoto e l’unica cosa per tentare di riempirmi l’anima uccisa era solo la ricchezza! Ma per ora non penso di sentirmi tanto realizzato, anche se non ho scelta; perché l’affetto dei genitori tolto può essere curato in qualche modo solo “divorando”! Penso proprio che sia questo il mio problema; mi manca una cosa che non potrò mai compensare; per questo sono condannato alla “fame eterna”! Io non ho bisogno di denaro; ma ho bisogno di riscattarmi, vendicarmi, distruggere e far soffrire! Questo mi fa stare meglio in quei momenti; ma dopo mi riviene subito “fame”! Sarebbe bastato che intervenissero due persone per salvare i miei genitori! Il genere umano mi ha creato; ed io per ricompensa lo distruggo! Nessuno provò a salvare i miei genitori; perché io dovrei salvare le anime altrui? Se io ho sofferto; il mondo deve soffrire peggio di me e nessuno si deve salvare! Solo così io starò meglio di tutti; ovvero rendere gli altri più infelici e più tristi di me!”

Così, caro diario; dopo questa mia conversazione con Dio mi sono sentito più forte che mai; perché io credo nella forza dello spirito e non nella forza fisica, che poi quest’ultima può sopraggiungere con l’ira. Ci vedremo domani; buonanotte, caro diario.”

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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