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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 22

DiPietro Sciandra

Ago 26, 2016

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IL DIVORATORE DI ANIME

Capitolo 22

L’avversario del torneo di La Morte è Scheletro Rosso.

Ora passiamo a conoscere la storia di Scheletro Rosso…

Siamo a Roma nel 1998, una bella famiglia composta dai genitori e due figli, il maschio di 20 anni e la femmina di 17 anni.

La figlia si chiama Eleonora, il nome del maschio non si può dire, perché conoscete le regole; i nomi dei partecipanti al torneo devono rimanere segreti. Eleonora frequentava le superiori del liceo linguistico, mentre il fratello frequentava l’università alla facoltà di scienze politiche. Tutto procedeva alla meraviglia, gli studi dei due ragazzi, con alcune difficoltà ma procedevano bene. I genitori svolgono due importanti lavori, il padre è un medico e la madre è un’infermiera. I soldi non mancavano ed erano tutti molto felici, anche se si sa, qualche litigio fa sempre bene; perché aiuta a crescere ed a capirsi meglio. La casa era molto bella, su due piani ed un bel giardino.

L’estate è arrivata, il caldo soffoca al punto da essere faticoso a respirare, una bella bibita fresca diventa una salvezza talmente il caldo torrido. Le giornate che in estate sembrano tutte uguali, perché non piove mai ed è sempre bel tempo, diventano divertenti solo la sera, perché si respira meglio e ci si ritrova con tutti gli amici.

Eleonora e suo fratello avevano molti amici in comune, spesso uscivano insieme perché il fratello si sentiva sempre in dovere di proteggere la sorella comunque e da chiunque.

Ad Eleonora stava bene di essere difesa; purché il fratello non violasse il limite della propria vita intima. Sia Eleonora che suo fratello erano dei gran bei ragazzi. Eleonora aveva molti corteggiatori, purché non le mancassero di rispetto il fratello non diceva nulla; altrimenti erano pugni in faccia. Il fratello di Eleonora era un karateka (praticante di karatè) e quindi sapeva di non temere confronti di combattimento. Tutto procedeva molto bene con gli amici, anche se purtroppo non sempre i rapporti erano buoni; si crearono addirittura delle risse per difendere Eleonora. Comunque, alla fine in un modo o nell’altro non c’erano conseguenze gravi. Il fratello di Eleonora cominciò a vietarle di andare dagli amici, ma lei era contrariata, perché le piaceva che i ragazzi litigassero per lei. Quindi tra Eleonora e suo fratello c’erano sempre litigi, a volte lei andava dagli amici ad insaputa del fratello. Una sera, Eleonora andò dagli amici senza che né i genitori né il fratello sapessero nulla. Il fratello teneva moltissimo ad Eleonora, perché era la sua dolce sorellina; anche se a volte era un po’ testarda e voleva sempre fare di testa sua. Eleonora andava in giro da sola che era quasi mezzanotte. Purtroppo quella sera, Eleonora incontrò dei brutti ceffi mentre andava dai suoi amici. I brutti ceffi che erano in tre cominciarono ad infastidirla ed a molestarla. Eleonora che capì la situazione cominciò a gridare aiuto, ma quei tre la presero con la forza e tappandole la bocca con la mano la portarono in un angolo desolato.

Immaginate il resto, la violentarono in tre, facendo a turno a mantenerla in due ed il terzo operava. Eleonora subì anche delle percosse, schiaffi e calci non furono risparmiati. Alla fine dopo che quei tre finirono il loro scopo, con la paura di essere riconosciuti e di finire in prigione, uno dei tre cacciò un coltello e ferì a morte la povera Eleonora. Eleonora rimase tramortita a terra senza nemmeno la forza di poter chiedere aiuto, stava morendo dissanguata. Uno degli amici di Eleonora passò da quelle parti, tornando a casa più tardi del solito e la notò con suo sbalorditivo orrore. Non c’era nulla da fare, l’amico di Eleonora chiamò l’ambulanza, ma era troppo tardi, Eleonora morì proprio in ambulanza, perse troppo sangue. Intanto i genitori di Eleonora, preoccupati per la tarda ora e la figlia non era ancora rientrata. Quando arrivò il fratello di Eleonora a casa, i genitori gli dissero:

Eleonora?”

Il fratello:

Perché me lo chiedi? Io sapevo che fosse a casa, dov’è?”

Il padre:

Noi sapevamo che fosse con te!”

Il fratello:

Dove sta quella matta!?”

All’improvviso la risposta, squillò il telefono.

La madre rispose:

Pronto!”

L’altro rispose:

Signora, sono Giulio, mi dispiace chiamarla a quest’ora! Non so come dirglielo, sua figlia ha avuto un incidente!”

La madre presa dal panico:

Mio Dio che è successo!?”

Giulio:

L’ho trovata ferita a terra, io ho chiamato l’ambulanza, purtroppo non è arrivata in tempo! Mi dispiace non ce l’ha fatta!”

La madre scoppiò a piangere in un tormento estremo, il padre ed il fratello non seppero fare che disperarsi, giustamente.

Il fratello disse:

So io cosa devo fare!”

Detto questo uscì di casa come un fulmine. I genitori tentarono di fermarlo e di capire dove andasse, perché non serviva più andare di corsa all’ospedale, oramai Eleonora era morta.

Il fratello andò a cercare i suoi amici, perché convinto che fosse stato uno di loro il responsabile. Dopo si rese conto che in piena notte non avrebbe concluso nulla; stavano tutti dormendo, avrebbe aspettato il momento opportuno.

Il giorno dopo ci fu il funerale di Eleonora, la bara bianca ricoperta di rose nere, a dimostrazione di lutto. Tutti i parenti non riuscirono a mettersi l’animo in pace, ma i più inconsolabili erano naturalmente i genitori. I genitori dissero al figlio:

Cerchiamo di dimenticare! Il tempo ci curerà il dolore, ma Eleonora sarà sempre nei nostri ricordi! Purtroppo per fare troppo di testa sua è uscita da sola ed ha incontrato la gente sbagliata!”

Il figlio disse:

Eleonora ha sbagliato con noi a mentirci, ma non è giusto che una ragazza non possa essere libera di uscire da sola perché il mondo è pieno di maniaci maiali!”

Il figlio riprese:

Non posso accettare una cosa del genere! Ogni ragazza dovrebbe essere libera di uscire senza paura, non ci dovrebbe essere il bisogno di una guardia del corpo!”

Detto questo, il padre disse al figlio:

Si, hai ragione, purtroppo il mondo è così e non si può cambiare!”

Poi il padre riprese:

Penso che il modo migliore di riprenderci sia di fare un viaggio io, tu e la mamma; perché rimanendo a Roma continueremo solo a soffrire; facciamo passare qualche giorno alla mamma lontano da Roma, perché questa città potrebbe diventarci insopportabile! Ovunque andremo, Eleonora sarà con noi!”

Il figlio disse al padre:

Dove pensi di andare, papà?”

Il padre disse:

Potremmo andare a trovare lo zio Sergio in Romania, visto che si è trasferito là, essendosi sposato con una romena, ci ha sempre invitato; ma non siamo mai potuti andarci per gli impegni di lavoro e per la distanza!”

Il figlio disse:

Va bene, solo per la mamma!”

Così, la famiglia ridotta purtroppo a tre componenti, si recò in Romania per trascorrere una specie di vacanza per rendere meno sofferente la morte violenta di Eleonora.

Così, preso l’aereo a Roma per Bucarest; arrivata a Bucarest, la famiglia prese il treno per Cluj Napoca, che si trova a nord della Romania, difatti la famiglia attraversò i Carpazi in treno per raggiungere Cluj Napoca in Transilvania. Raggiunta la stazione di Cluj Napoca, lo zio Sergio appena avvisato del loro arrivo li raggiunse alla stazione per farli alloggiare a casa sua.

Fatto il quadro della situazione e sapendo della terribile tragedia che li aveva colpiti, lo zio Sergio fece di tutto per far ridere suo fratello e sua cognata. Il fratello della povera Eleonora non aveva poi tanta voglia di giocare e sapeva di trovarsi lì solo per non far soffrire troppo la madre. In ogni caso la famiglia andò a visitare Cluj Napoca con lo zio Sergio, al fratello di Eleonora non andava di visitare la città e decise di rimanere a casa degli zii per riposarsi dal viaggio e per conoscere meglio la zia romena di nome Nadia. Il ragazzo rimase molto affascinato dagli usi e dalle tradizioni della Romania, la zia romena era molto simpatica. Il ragazzo raccontò alla zia che spesso la notte aveva terribili incubi pensando alla sorella e che si sentiva in colpa di non essere stato presente al momento in cui lei aveva più bisogno del suo aiuto. Purtroppo il ragazzo si sentiva responsabile e non riusciva a darsi pace. Poi, dopo aver visitato la città, lo zio Sergio ed i genitori del ragazzo tornarono a casa per cena. Lo zio Sergio disse a suo fratello Enrico ed alla cognata Romina che gli avrebbe fatto piacere se si fossero fermati da lui per una settimana. Enrico accettò, felice di far divertire la moglie.

Nei giorni seguenti tutto andava per il meglio, la signora Romina sentì sempre meno pesante la morte della figlia Eleonora, anche se naturalmente non smise mai di pensarla ed ogni tanto piangeva. Romina diventò molto amica della cognata Nadia, anche perché si erano conosciute direttamente il giorno delle nozze e non avevano avuto occasione di frequentarsi, perché Sergio e Nadia invece di fare il viaggio di nozze si trasferirono direttamente in Romania.

Il fratello della povera Eleonora pensava sempre a sua sorella e non riusciva a divertirsi, perché era infuriato con il mondo che è sempre pronto a punire gli innocenti per la loro innocenza e invece i colpevoli sembrano che vengano sempre risparmiati.

Purtroppo quel ragazzo era sempre tormentato, l’immagine della sorella se la vedeva davanti sia da sveglio che in sonno. Difatti spesso il ragazzo sognava la sorella che gli diceva:

Io ero minorenne, anche se ho sbagliato a mentirvi, tu dovevi preoccuparti a sapere dov’ero molto prima, e non scoprirlo a mezzanotte quando mi hanno ucciso!”

Il fratello rispondeva in sonno:

Questo è vero! Ciò è colpa mia! Dovevo starti più dietro, ma tu mi avevi detto di stare a casa! Io mi ero fidato di te e tu sei uscita da sola con l’inganno! Anche i nostri genitori stavano tranquilli sapendo che tu stessi con me!”

Secondo me è difficile dire di chi sia veramente la colpa, perché è vero che Eleonora non avrebbe dovuto mentire, e soprattutto, sapendo che il fratello le avesse proibito di continuare a frequentare quegli amici, lei non avrebbe dovuto fare la testarda e andarci contro il volere del fratello, anche se lei continuava a ritenerli amici, anche perché in fondo le volevano bene con tutto che i suoi amici litigassero tra di loro per il suo amore. Il fatto è che Eleonora era minorenne al momento della morte, non è questione di attaccarsi all’art.2 del codice civile, che disciplina dal 1975 la maggiore età a 18 anni; è il fatto che in caso della morte di un soggetto minorenne, anche se cosciente, con tutto che sia stato ucciso da un criminale, i genitori sono responsabili a tenerla al sicuro dentro casa. Perché se i genitori fossero stati più severi con lei, forse lei non avrebbe mentito ed avrebbe detto la verità. Difatti, se i genitori avessero telefonato sul telefonino del figlio ed avessero scoperto che Eleonora non stava con lui, avrebbero potuto cercarla prima che lei andasse dagli amici da sola, anche se non sono stati loro ad ucciderla, ma questo nessuno lo sa. Difatti, secondo me, i genitori dovevano sapere che non potevano fidarsi della figlia ed avrebbero dovuto sorvegliarla, perché minorenne. Quindi, secondo me, anche se sono stati ingannati sia i genitori che il fratello; loro si sarebbero dovuti assicurare per sapere se fosse vero e non fidarsi, sapendo che i litigi erano frequenti tra Eleonora ed il fratello. Difatti i genitori avrebbero dovuto prevedere, conoscendo la figlia; perché nessuno può conoscere bene una persona meglio dei genitori; almeno in teoria. Secondo voi, è veramente giusto considerare colpevoli i genitori perché la figlia era minorenne, oppure la colpa è solo di Eleonora per aver mentito sia al fratello che ai genitori? I genitori avrebbero dovuto sapere dove fossero i loro figli a mezzanotte, anche se uno era minorenne e l’altro maggiorenne. Difatti, i genitori scoprirono che Eleonora non stava con il fratello, e quando se ne accorsero erano quasi le ore 0:30, e dopo ci fu la terrificante telefonata.

Resta il fatto che il fratello si senta lui stesso responsabile per la morte della sorella, perché è sempre stato lui il suo tutore; per questo ha il senso di colpa, anche se lei gli aveva mentito dicendogli di stare a casa.

Oramai erano 5 giorni che la povera famiglia alloggiava dallo zio Sergio; una sera, il fratello di Eleonora amareggiato e sconsolato decise di andare a fare un giro per Cluj Napoca e conoscere meglio dove si trovasse; anche per distrarsi e non pensare sempre alla sorella. Così, avvisata la zia Nadia ed i genitori decise di visitare con lo zio Sergio la città.

Continuando il giro per la città, oramai stava diventando buio; la Transilvania di sera non è un panorama confortante. Sergio e suo nipote stavano per rientrare, quando furono attirati da uno strano evento. Difatti i due videro un ragazzo che stava portando con la forza una ragazza in un cantiere desolato. I due capirono la situazione. Il ragazzo disse allo zio:

Zio, tu rimani qui! Non ti azzardare a seguirmi! Qualunque cosa succeda non intervenire! Ti giuro che se mi segui ti prendo a calci!”

Lo zio che capì di non poter odiare il nipote per quello che gli aveva detto, perché conoscendo la tragedia della famiglia capì che suo nipote voleva chiudere i conti e salvare quella ragazza, non avendo potuto salvare la sorella. Quindi Sergio ammirava suo nipote per il coraggio e capì che era veramente un bravo ragazzo. Lo zio non poteva immaginare cosa sarebbe successo dopo. Difatti il ragazzo entrò nel cantiere e disse a quel tale:

Fermo! Non provarci nemmeno!”

Quel tale non capiva l’italiano, ma vedendo un estraneo che poteva denunciarlo decise di attaccarlo. Lo stupratore e quel ragazzo combatterono senza esclusione di colpi. La povera ragazza non riusciva a muoversi dalla paura. Il ragazzo colpì con un violento calcio al volto lo stupratore che cadde a terra tramortito senza essere in grado di muoversi. Il ragazzo non si accontentò di neutralizzare quel tizio, difatti gli disse energicamente:

Il sangue versato da mia sorella lo verserò io all’infinito, il sangue versato da mia sorella rappresenta le mie lacrime di sangue! La mia anima è morta! Berrò il sangue di ogni violentatore per saziare la mia implacabile sete, il sangue di mia sorella ha creato un essere che non è mai esistito; io rappresenterò la morte con l’immagine del sangue versato da mia sorella, nessuno mi fermerà!”

Detto questo, il ragazzo cominciò a divorare il viso allo stupratore e leccò le ferite per assaggiarne il sangue. Alla fine quello stupratore era così ridotto male che sperava quasi di essere ucciso. Lo stupratore aveva la carne strappata, stava morendo dissanguato, e così fu dopo poco tempo.

La ragazza che era stata sì salvata dallo stupro, ma quello spettacolo raccapricciante la lasciava poco rassicurata, difatti lei aveva paura di quel ragazzo. Il ragazzo si avvicinò a lei e disse:

Non aver paura, non voglio farti male! Sono qui per aiutarti!”

La ragazza parlava solo romeno e disse parole incomprensibili per il ragazzo italiano. Quivi, il ragazzo accompagnò la ragazza romena fino a casa per rassicurarla dopo la sventura scongiurata. Il ragazzo si accorse che più combatteva e più diventava forte; così gli venne in mente un’idea, appena tornato a Roma.

Il ragazzo tornò dallo zio che lo aspettava, anche se lo zio gli aveva promesso di non intervenire non riuscì a fare a meno di entrare nel cantiere e vide quel ragazzo squartato per terra. Il panico non gli mancò e non riuscì a credere che fosse stato il nipote. Il nipote tornò al cantiere dopo aver accompagnato la ragazza a casa. Lo zio nel pieno terrore lo aspettava e rimase stravolto quando se lo vide davanti, dicendogli:

Mio Dio! Cosa hai fatto?! L’hai ucciso in modo barbaro!”

Il ragazzo disse:

Zio, anche mia sorella fu uccisa in modo barbaro! A differenza che mia sorella non aveva fatto nulla di male, questo se lo è meritato!”

Lo zio disse:

Non riesco a credere che tu abbia fatto una cosa del genere! Cosa dovrei fare io adesso?”

Il nipote disse:

Io ho perso mia sorella, il resto non conta più, fai come credi!”

Lo zio disse:

Stai tranquillo, se è per quello io non ho visto nulla!”

Così, zio e nipote tornarono a casa, sapendo che nessuno dei due avrebbe mai raccontato nulla di quello che era successo.

Due giorni dopo, il ragazzo ed i suoi genitori presero il treno per Bucarest e poi da Bucarest avrebbero preso l’aereo per Roma.

Dopo alcuni giorni, tornati a Roma, il ragazzo cercò un bravo costumista che gli procurasse un costume da scheletro con lo scheletro disegnato in rosso.

Il ragazzo verso sera si aggirava mascherato per andare a cercare i colpevoli della morte di sua sorella. Difatti il ragazzo pedinava i suoi vecchi amici che davano fastidio a sua sorella ed al momento giusto, quando non c’era nessuno li attaccava a sorpresa. Uno di quei ragazzi disse:

Chi diavolo sei tu? Che vuoi?”

Il ragazzo disse:

Io sono Scheletro Rosso! Sono venuto a prendere il tuo sangue!”

Quei ragazzi che erano tre si batterono contro Scheletro Rosso, ma furono sconfitti da quest’ultimo.

A Scheletro Rosso non interessava solo vendicarsi degli assassini della sorella, ma anche spargere il terrore sulle persone che davano fastidio a sua sorella e che potevano essere i presunti assassini. Scheletro Rosso non fece distinzioni, interrogò tutti i presunti stupratori e li attaccò ferocemente con le sue arti marziali. Scheletro Rosso non trovò mai i colpevoli della morte della sorella; ma non smise mai di sperare di trovarli.

Siamo a Roma nel 2000, sono passati due anni dalla morte di Eleonora. Scheletro Rosso indossa di nuovo il suo costume per combattere in questo torneo di combattimento, per dimostrare la sua bravura nel karatè, per intimorire i suoi avversari con la sua immagine e continuando ad indagare sulla morte della sorella; perché conoscendo l’ambiente forse uno dei partecipanti sarebbe potuto essere l’assassino di sua sorella.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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