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Paolo Battaglia La Terra Borgese: “La bellezza femminile raccontata da Tiziano esprime l’Italia da Canicattì alla sua Venezia”

DiChiara Fiume

Gen 26, 2018

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“L’Amor Sacro e l’Amor Profano – riferisce Paolo Battaglia La Terra Borgese - è una delle massime espressioni dell’arte tizianesca, per il colore caldo e ricco, per la forma opulenta, per la costruzione classicamente armoniosa. Il pittore ha saputo intonare in modo geniale le necessità della rappresentazione allegorica con le esigenze dello stile. Attorno alla fonte, nella quale Cupido compie il rito della tintura delle rose, le tre figure sono disposte con un equilibrio non rigido. Cupido non è al centro della composizione: come esige l’allegoria, è vicino alla ritrosa Polia, completamente ammantata da ricche vesti, e perfino guantata.

Il peso di queste due figure sulla metà sinistra del quadro è equilibrato dallo slancio della figura di Venere sulla destra, accentuato dal movimento della mano che solleva il bruciatore dell’incenso, simbolo del fuoco e della passione. Le tre scene rappresentate sul sarcofago si riferiscono ciascuna alla figura più vicina: la cavalla indomata, a Polia; il cespo di rose annaffiato dal liquido della fonte, e l’accolito che prepara i lacci per la cavalla, a Cupido; la scena con Adone e Marte, a Venere. Ma questa simmetria allegorica si giustifica, anzi si esalta anche sul piano dello stile.

Infatti i volumi solidi e sporgenti della cavalla compensano gli effetti serici del panneggio della donna; lo sbocciare del roseto ha una ripresa nell’albero che fa da sfondo a Cupido; il gioco aspro dei muscoli della scena della fustigazione equilibra le molli rotondità  della venere ignuda. La parabola dell’amore e del matrimonio, che fa del quadro un dono nuziale, è trasfigurata da Tiziano in una sinfonia di colori e di forme, nella quale le idee diventano donne e l’Olimpo classico ha per sfondo un delizioso paesaggio del Cadore, la patria dell’artista, rievocata con acuta nostalgia.

La donna ideale ha una bellezza opulenta intrisa di sole, e le donne tizianesche di questo periodo sembrano rifarsi tutte a un’unica modella, o a modelle diverse che il pittore riduceva sempre a un tipo unico, che doveva essergli particolarmente caro: è la classica bellezza italiana, icona veneziana in Veneto come canicattinese in Sicilia, opulenta, tenera, con un fondo sanamente popolano, comune tanto alla gran dama quanto alla plebea.

In una descrizione della Galleria Borghese del 1650, la tela del 1515 è indicata come Tre Amori. Ma è nominata per la prima volta nel 1613, con il titolo di Beltà ornata e beltà disordinata, dal Francucci. La denominazione Amore Profano e Amore Divino si legge invece per la prima volta nell’inventario del 1693, e torna cent’anni dopo nella forma definitiva di Amor Sacro e Profano, nella descrizione del Vasi del 1792. In questo dipinto ad olio cm 118x278 la contrapposizione di sacro e di profano non doveva essere nelle intenzioni del pittore: nel Rinascimento, infatti, non vi era più il concetto medioevale di associare il nudo alla passione profana, alla voluptas e al peccato. Il nudo, anzi, era la forma più nobile e serena della divinità.

Il paesaggio nel quale è ambientata l’allegoria dell’Amor Sacro e Profano è uno dei più vivi e palpitanti di tutto il Cinquecento veneziano. Esso non è più un semplice fondale alla scena, come usava nel Quattrocento. Giorgione ha ormai insegnato agli artisti quali risorse può offrire la veduta naturale alla composizione pittorica. Tiziano, suo allievo, ha appreso la lezione del maestro e non manca mai di dare alle sue scene sacre e profane un’ambientazione precisa, togliendola dalla natura che lo circonda.

Sono rappresentati i ricordi del Basso Cadore, dove Tiziano era nato: le case col ripido spiovente e la scena di caccia in riva al lago montano. L’angolo con le case compare riprodotto alla rovescia, anche nella Venere di Giorgione e nel Cristo con l’Adultera di Tiziano. Nello sfondo di destra c’è un lago circondato di case, con una chiesa dall’aguzzo campanile nordico, che richiama San Vito di Cadore.

La donna sontuosamente vestita che siede sul bordo sinistro della fontana è autentica dea dell’Olimpo tizianesco. Per molto tempo gli studiosi hanno discusso se essa fosse l’amore sacro, raccolto nel suo spiritualismo, o l’amore profano, arricchito dagli incanti materiali del lusso veneziano. In realtà, sacro e profano si conciliano in questa figura pensosa, quintessenza di quelle creature impastate egualmente di carnalità e nobiltà, di cui solo il pennello solare di Tiziano ha posseduto il segreto”.
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Chiara Fiume

Paolo Battaglia La Terra Borgese (Piazza Armerina, 28 luglio 1960) è un critico d'arte, saggista e politico italiano. È laureato in Scenografia con lode. Sino al 1999 ha sostenuto professionalmente aziende nazionali operanti nei mercati di nicchia per l’arte e l’editoria artistica per bibliofili, prestando a loro consulenza sulle scelte editoriali definitive. Dal 2000 la sua opera è diretta a redigere e arricchire testi per terze parti. Nel 2011 fonda il Premio Arte Pentafoglio, onorificenza atta a insignire annualmente artisti, letterati e comuni cittadini che hanno orientato il proprio pensiero e la loro azione verso il bene umanitario. Tra le figure più autorevoli insignite dell’onorificenza spicca quella di Philippe Daverio. Nel 2012, Paolo Battaglia La Terra Borgese sigla una convenzione con l’Università degli Studi di Palermo, divenendo Tutor nei tirocini per laureati e laureandi. Dal 2015 al 2018 presta consulenza artistica al Comune di Castronovo di Sicilia, dove gestisce la nascita del Museo Civico di Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Giandalia. Quale critico d’arte ha anche operato a fianco dell’Ambasciata di Polonia in Italia, dell’Ambasciata della Repubblica d’Armenia, dell’Ambasciata d’Austria, di Organismi Internazionali tra i quali l’UNESCO; e con Scuole Pubbliche, l’Ordine dei Giornalisti, l’Ordine dei Medici e Poste Italiane. Nel 2017 Paolo Battaglia La Terra Borgese è cofondatore a Milano del partito Italia Attiva. Di area assolutamente liberale, il partito si propone quale treno del libero pensiero per i comparti produttivi del Paese con particolare attenzione al mondo delle professioni, per lo sviluppo sano della società italiana e comunitaria dell’Europa. Temi costanti, lungo la sua professione, sono: la stima di opere artistiche, la cura di quotazioni ufficiali di opere d’arte attraverso il rilascio del coefficiente d’artista, la redazione di testi per la critica artistica, la pubblicazione di libri e monografie per pittori e scultori, la creazione di bibliografie, la cura di mostre in enti pubblici e privati, l’acquisizione di opere d'arte nel patrimonio artistico di Enti Pubblici, le comunicazioni stampa del proprio Studio e le intermediazioni culturali tra Enti Pubblici e Artisti. Sue ultime opere sono: “Esseri”, Bonanno Editore. ISBN 9788896950913; “In viaggio con Dante”, Bonanno Editore. ISBN 97888961807253. Questa biografia breve, di Paolo Battaglia La Terra Borgese, è stata curata da Emanuela Petroni, attrice, regista.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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