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Modena, nonne volontarie insegnano i segreti del tortellino a 21 ragazzi autistici

DiPaul Polidori

Mag 6, 2016

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In Italia un bambino su cento ha una diagnosi di autismo. A Modena, l’associazione Aut Aut, formata da famiglie con figli autistici, promuove il laboratorio socio-occupazionale “Il Tortellante”. I giovani tra i 14 e i 25 anni imparano a impastare secondo le ricette della tradizione emiliana. Il sogno è che in futuro diventi l’occasione per dei lavori veri e propri

MODENA – C’è chi prepara le palline di ripieno, chi chiude i tortellini e chi gira la manovella della macchina per tirare la pasta. Sono i 21 ragazzi autistici tra 14 e 25 anni che a Modena, nel laboratorio “Il Tortellante”, impreziosiscono le ricette delle paste emiliane, imparando dalle nonne volontarie a produrre strichetti, garganelli, sorpresine, tagliatelle, ravioli, tortelloni e tortellini. Un pomeriggio a settimana fino a giugno, con l’obiettivo che le competenze acquisite diventino in futuro l’occasione per un inserimento professionale.

Corsi triplicati grazie alle nonne. Si tratta di un progetto-pilota promosso dalla Onlus Aut Aut, formata da una settantina di famiglie con figli autistici. Il laboratorio di cucina doveva essere per otto giovani e autogestito dai genitori, ma a gennaio, quando è partito, le iscrizioni sono state ventuno. “Allora – racconta Silvia Panini dell’associazione – abbiamo fatto partire tre corsi con ragazzi che hanno diversi livelli di abilità, affiancati da volontari, terapisti e psicologi”. Corso triplicato grazie alla solidarietà di un gruppo di nonne: come sono cresciuti gli iscritti, sono aumentate le anziane volontarie. “Spesso – dice Erika Coppello, presidente di Aut Aut – le nonne si sentono in difficoltà nel costruire un rapporto con questi nipoti che sono diversi dagli altri. Tramandando le tradizioni del tortellino, si sentono invece utili e ne traggono beneficio anche loro”.

Precisione e metodo, stimoli idealI per gli autistici. Quando è stato progettato il laboratorio socio-occupazionale, l’arte dell’impasto non è stata scelta casualmente. Spiega la presidente dell’associazione: “Per ragazzi con disturbi dello spettro autistico, la predisposizione al perfezionismo, la loro abitudine a disporre tutto per file e l’inclinazione alle attività ripetitive si sono rivelati punti di forza, perché fare la pasta è un lavoro metodico, continuativo e, appunto, ripetitivo”. Il laboratorio, che si svolge nella scuola elementare di Cognento alla periferia di Modena, è stato pensato come una sequenza di semplici passaggi. Le linee di lavoro sono tre: la zona di preparazione della sfoglia, attrezzata con taglieri, macchine per tirare la pasta e un tagliapasta, la zona di confezione dei tortellini, con tavoli da lavoro e sedie, e quella di seccatura dei prodotti, con vassoi seccapasta e ventilatori.

Chef stellati, macellai generosi e negozi solidali. Tra gli sponsor del laboratorio c’è Massimo Bottura, chef stellato attento a queste iniziative sociali e che, in più di un’occasione, ha frequentato “Il Tortellante” insieme alla moglie. Fondamentale anche l’aiuto dell’associazione dei macellai di Modena: hanno donato il vestiario (grembiuli e cappellini), i contenitori per gli alimenti e, soprattutto, garantiscono il ripieno per i tortellini ogni settimana. Poi si sono aggiunti il Comune, alcune aziende e i negozi della zona, che forniscono gratuitamente parmigiano reggiano, uova e farina. “Tutto ciò – aggiunge ancora Erika Coppelli – ha permesso ai nostri ragazzi di far emergere delle abilità nascoste, alcuni si sono rivelati dei veri e propri talenti e sarebbero già pronti per andare a fare pasta fresca in modo professionale”.

Il sostegno alle famiglie e il lavoro “dopo di noi”. Il laboratorio socio-occupazionale al momento non prevede la vendita dei prodotti, che i ragazzi portano a casa al termine delle due ore di lavoro; si può però contattare “Il Tortellante” per richiedere prodotti da regalare in feste, cestini da picnic o merende. In futuro si vedrà: visto il successo iniziale, non è escluso un maggior salto verso il mondo del lavoro, magari formando gli addetti delle aziende interessate ad ospitare percorsi lavorativi per le persone autistiche. Spiega Coppelli: “Dobbiamo aiutare non solo i ragazzi, ma tutto il nucleo. Per le famiglie è di sostegno trovarsi insieme, essere unite, fare squadra, condividere un percorso che è abbastanza simile”. Inoltre i genitori invecchiano e muoiono: “Ecco perché la nostra attività è sempre più imperniata su progetti che sviluppino l’autonomia dell’adulto autistico, in vista del dopo di noi”.

Ora la diagnosi è possibile già a nove mesi. A Modena c’è un caso di autismo ogni 150 nati, mediamente in Italia sono uno a cento, con un rapporto fra maschi e femmine di uno a cinque. La presidente di Aut Aut ha un figlio autistico di 16 anni. “È stato certificato – dice Erika Coppello – a sei anni, poiché fino a qualche anno fa le diagnosi erano

molto tardive. Questo voleva dire perdere il primo periodo di vita, mentre adesso già a nove mesi gli specialisti riescono a diagnosticare questo problema. Vuol dire poter ora intervenire precocemente, in maniera personalizzata perché i tipi di autismo sono molto diversi”.

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MODENA – C’è chi prepara le palline di ripieno, chi chiude i tortellini e chi gira la manovella della macchina per tirare la pasta. Sono i 21 ragazzi autistici tra 14 e 25 anni che a Modena, nel laboratorio “Il Tortellante”, impreziosiscono le ricette delle paste emiliane, imparando dalle nonne volontarie a produrre strichetti, garganelli, sorpresine, tagliatelle, ravioli, tortelloni e tortellini. Un pomeriggio a settimana fino a giugno, con l’obiettivo che le competenze acquisite diventino in futuro l’occasione per un inserimento professionale.

Corsi triplicati grazie alle nonne. Si tratta di un progetto-pilota promosso dalla Onlus Aut Aut, formata da una settantina di famiglie con figli autistici. Il laboratorio di cucina doveva essere per otto giovani e autogestito dai genitori, ma a gennaio, quando è partito, le iscrizioni sono state ventuno. “Allora – racconta Silvia Panini dell’associazione – abbiamo fatto partire tre corsi con ragazzi che hanno diversi livelli di abilità, affiancati da volontari, terapisti e psicologi”. Corso triplicato grazie alla solidarietà di un gruppo di nonne: come sono cresciuti gli iscritti, sono aumentate le anziane volontarie. “Spesso – dice Erika Coppello, presidente di Aut Aut – le nonne si sentono in difficoltà nel costruire un rapporto con questi nipoti che sono diversi dagli altri. Tramandando le tradizioni del tortellino, si sentono invece utili e ne traggono beneficio anche loro”.

Precisione e metodo, stimoli idealI per gli autistici. Quando è stato progettato il laboratorio socio-occupazionale, l’arte dell’impasto non è stata scelta casualmente. Spiega la presidente dell’associazione: “Per ragazzi con disturbi dello spettro autistico, la predisposizione al perfezionismo, la loro abitudine a disporre tutto per file e l’inclinazione alle attività ripetitive si sono rivelati punti di forza, perché fare la pasta è un lavoro metodico, continuativo e, appunto, ripetitivo”. Il laboratorio, che si svolge nella scuola elementare di Cognento alla periferia di Modena, è stato pensato come una sequenza di semplici passaggi. Le linee di lavoro sono tre: la zona di preparazione della sfoglia, attrezzata con taglieri, macchine per tirare la pasta e un tagliapasta, la zona di confezione dei tortellini, con tavoli da lavoro e sedie, e quella di seccatura dei prodotti, con vassoi seccapasta e ventilatori.

Chef stellati, macellai generosi e negozi solidali. Tra gli sponsor del laboratorio c’è Massimo Bottura, chef stellato attento a queste iniziative sociali e che, in più di un’occasione, ha frequentato “Il Tortellante” insieme alla moglie. Fondamentale anche l’aiuto dell’associazione dei macellai di Modena: hanno donato il vestiario (grembiuli e cappellini), i contenitori per gli alimenti e, soprattutto, garantiscono il ripieno per i tortellini ogni settimana. Poi si sono aggiunti il Comune, alcune aziende e i negozi della zona, che forniscono gratuitamente parmigiano reggiano, uova e farina. “Tutto ciò – aggiunge ancora Erika Coppelli – ha permesso ai nostri ragazzi di far emergere delle abilità nascoste, alcuni si sono rivelati dei veri e propri talenti e sarebbero già pronti per andare a fare pasta fresca in modo professionale”.

Il sostegno alle famiglie e il lavoro “dopo di noi”. Il laboratorio socio-occupazionale al momento non prevede la vendita dei prodotti, che i ragazzi portano a casa al termine delle due ore di lavoro; si può però contattare “Il Tortellante” per richiedere prodotti da regalare in feste, cestini da picnic o merende. In futuro si vedrà: visto il successo iniziale, non è escluso un maggior salto verso il mondo del lavoro, magari formando gli addetti delle aziende interessate ad ospitare percorsi lavorativi per le persone autistiche. Spiega Coppelli: “Dobbiamo aiutare non solo i ragazzi, ma tutto il nucleo. Per le famiglie è di sostegno trovarsi insieme, essere unite, fare squadra, condividere un percorso che è abbastanza simile”. Inoltre i genitori invecchiano e muoiono: “Ecco perché la nostra attività è sempre più imperniata su progetti che sviluppino l’autonomia dell’adulto autistico, in vista del dopo di noi”.

Ora la diagnosi è possibile già a nove mesi. A Modena c’è un caso di autismo ogni 150 nati, mediamente in Italia sono uno a cento, con un rapporto fra maschi e femmine di uno a cinque. La presidente di Aut Aut ha un figlio autistico di 16 anni. “È stato certificato – dice Erika Coppello – a sei anni, poiché fino a qualche anno fa le diagnosi erano

molto tardive. Questo voleva dire perdere il primo periodo di vita, mentre adesso già a nove mesi gli specialisti riescono a diagnosticare questo problema. Vuol dire poter ora intervenire precocemente, in maniera personalizzata perché i tipi di autismo sono molto diversi”.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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