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Capitolo 117
Roma, 23 gennaio 1888
“Caro diario; ora mi è rimasto di convincere solo il terzo. Sto trovando persone che mi sembrano affidabili, e poi togliere le persone dalla strada e dalla fame penso che sia in ogni caso una buona azione; anche se lo faccio per mio interesse. Ma per certi lavori mi serve gente del genere e non posso crearmi scrupoli. Così, io ed il mio cocchiere siamo andati a cercare il terzo mendicante per convincerlo a lavorare per me. Raggiunto il luogo mi sono avvicinato a lui ed ho chiesto:
“Buona sera; come state, vi ricordate di me?”
Lui mi ha risposto:
“Come volete che stia io, eh? Volete burlarvi di me? E poi perché dovrei ricordarmi di Voi? Foste poi una bella donna; quindi andate via!”
Sentendo ciò non mi sono offeso; anzi ho scoperto di aver trovato un altro uomo adatto al mio scopo. Così gli ho detto:
“Vi ho chiesto se vi ricordavate di me, perché dopo l’offerta che vi ho fatto alcuni giorni fa pensavo che vi sareste ricordato di me!”
Dopo un po’, il tizio si è calmato ed ha detto:
“Ah! Ora mi ricordo; grazie, e scusate ma ho sete e sono furioso!”
Ho detto al cocchiere di offrire una birra al mendicante e dopo ho detto:
“Vedrete che passata la vostra sete, riusciremo ad intenderci meglio!”
Lui mi ha detto:
“Perché dovremmo capirci? A che scopo?”
Io gli ho detto:
“Per lavorare insieme, è ovvio!”
Il mendicante mi ha detto:
“Cosa?! Io lavorare per Voi, e perché dovrei?”
Io gli ho risposto:
“Perché sei adatto al mio scopo e poi perché ti pago bene e potresti avere molto se ti comporterai bene!”
Lui mi ha risposto:
“Cosa dovrei fare?”
Io gli ho detto:
“Convincere la gente con ogni modo a restituirmi i soldi che ho prestato loro! Ovviamente io carico i miei interessi; ma se si è d’accordo prima, bisogna esserlo anche dopo!”
Il mendicante mi ha detto:
“Bene, io mi chiamo Luca Cortese e Voi chi siete?”
Io ho detto:
“Io sono il signor Maurizio Belmonte! E domani recatevi a casa mia, qui c’è il mio indirizzo! Buona sera!”
Detto questo sono tornato a casa con il mio cocchiere.”