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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 21

DiPietro Sciandra

Ago 23, 2016

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Capitolo 21

Il prossimo personaggio che stiamo per conoscere è La Morte.

Tutto è cominciato a Roma nel 1995, un ragazzo di 30 anni che si sposa con una donna molto bella di nome Clarissa di 31 anni. La festa nuziale procedeva alla grande tra risate coi parenti e scherzi agli sposi tra cui il taglio della cravatta allo sposo e il lancio della giarrettiera della sposa. Tutto filava liscio ed erano tutti contenti sia per la grande festa coi fuochi d’artificio a forma di cuore ed altri fuochi spettacolari di vari colori tra cui il giallo, il blu e il verde. Il pranzo era uno dei migliori, sia per le deliziose pietanze a base di pesce sia per quelle di carne. A cerimonia finita, salutati i parenti, il giorno dopo gli sposi partirono per il loro viaggio di nozze a Bruxelles (Belgio). Tralasciamo la loro prima notte e passiamo alla visita per la città che trovarono molto caratteristica ed interessante più del previsto.

Gli sposi si divertirono molto in giro e poi lo sposo conosceva molto bene il francese.

Una sera, lo sposo si stava recando alla sua stanza d’albergo dove l’aspettava la moglie; ma lo sposo fu incuriosito da due belgi che stavano parlando nel salone. Lo sposo che sapeva molto bene il francese ed incuriosito a capire di cosa parlassero quei due fece finta di leggere una rivista presa sul tavolo e decise di ascoltare quei due che sembrava che parlassero di uno strano appuntamento. Difatti lo sposo capì che quei due si sarebbero incontrati in una vecchia fattoria abbandonata fuori città.

Lo sposo decise di informarsi, chiedendo in giro dove fosse la fattoria fuori città, molti gli risposero che era abbandonata da molti anni e che se ne obliava l’esistenza. Nessuno considerava più l’esistenza di quella fattoria talmente era mal ridotta e squallida da sembrare infestata dagli spettri.

La curiosità di sapere dove fosse quella fattoria sembrava divorare l’anima allo sposo. Per non perdere altro tempo, visto che la moglie lo aspettava in camera, decise di sbrigarsi e di continuare la sua ricerca più tardi. Lo sposo andò dalla moglie e dopo un po’ disse alla moglie:

Senti cara; devo andare a parlare con il portiere! Gli devo chiedere se fanno servizio notturno ed a che ora c’è la colazione, così per sapere, così te la porto io in camera o la portano loro! Giusto per regolarmi!”

La moglie:

Va bene tesoro; però fai presto!”

Lo sposo si incamminò e scese le scale, si presentò al cospetto del portiere. Lo sposo chiese in francese al portiere:

Scusate! Dove si trova la fattoria abbandonata fuori città?”

Il portiere:

Che domanda!? Che dite mio signore?”

Lo sposo:

Capisco la stranezza della domanda, ma vorrei visitarla e sapere se ci sono degli animali, degli allevatori!”

Il portiere:

Mio signore, la fattoria è abbandonata da molti anni; ma se volete saper come ci si arriva posso dirvelo; anche se non capisco della vostra curiosità per un postaccio del genere che tutti evitano come una dimora spettrale!”

Lo sposo:

Io ho sentito parlare di questa fattoria da due persone; e se è abbandonata come mai quei due volevano andarci?”

Il portiere disse:

Fatevi gli affari vostri, mio signore!”

Lo sposo:

Proprio un portiere dice questo! Questo è il colmo! Proprio voi parlate!”

Alla fine il portiere convinto, disse allo sposo:

Guardate qua! Seguite questa strada andando sempre dritto; poi girate a destra in direzione del ristorante “Le Moulin Rouge”! Dopo continuate sempre dritto e vi troverete in piena campagna, la prima strada a sinistra e poi dritto in fondo troverete la vecchia fattoria!”

Lo sposo:

Quindi mi basta sapere la strada per “Le Moulin Rouge” e poi continuare sempre dritto e girare alla prima strada a sinistra e poi sempre dritto; non è vero?”

Il portiere:

Esatto! Mio signore! Buona fortuna!”

Lo sposo diede dieci franchi al portiere e tornò in camera dalla moglie.

Dopo essere stato con la moglie, alle ore 2:10, mentre la moglie dormiva, lo sposo si alzò in piena notte e dopo essersi vestito senza dare nell’occhio e senza fare rumore si accinse verso la macchina e si incamminò alla ricerca della vecchia fattoria abbandonata. Era notte fonda, la nottata non era fredda, si stava bene; si udiva qualche gatto in lontananza, ed alcuni cani abbaiare. La luna era piena e brillava come un diamante colpito dai raggi di sole. Con tutto che fosse notte fonda, si vedeva bene qualsiasi cosa, il bagliore della luna era così lucente da incutere timore, perché potendo vedere qualsiasi cosa di notte ti immaginavi cose terribili; nulla era allo scuro, così immaginavi tutto ciò che si possa vedere. La notte; che sia buia, o illuminata, fa sempre paura. Il fattore della solitudine di notte incute ancora più timore; perché in caso di pericolo devi sbrigartela comunque da solo.

Seguendo le segnaletiche per raggiungere “Le Moulin Rouge”, il nome del ristorante come punto di riferimento, lo sposo cominciò ad incuriosirsi sempre di più, perché percorrendo la strada sempre di più; cominciava ad immaginarsi cosa potrebbe esserci in quella fattoria abbandonata. Lo sposo pensava ad un traffico di droga, oppure ad un covo di venditori di armi, o ad un covo di contrabbandieri, oppure ad una casa di appuntamenti, oppure ad un laboratorio segreto con scienziati pazzi tipo Frankenstein. Lo sposo pensava che potesse essere il nascondiglio di banditi scappati di prigione, oppure un loco di ritrovo per i drogati, oppure, approfittando del luogo isolato un posto per portarci una ragazza e violentarla. Tutte queste cose che immaginava lo sposo le pensava in poco tempo.

Chissà cosa immaginiate voi che ci possa essere laggiù.

Arrivando al ristorante “Le Moulin Rouge”; lo sposo cominciò a vedere un po’ di movimento. Allo sposo sembrò molto strano di vedere delle macchine dirigersi verso “Le Moulin Rouge” alle ore 2:30 in piena notte; difatti quelle macchine continuavano dritto senza nemmeno fermarsi al ristorante.

Allo sposo venne l’idea di spegnere le luci dell’auto e di parcheggiarsi nel parcheggio del ristorante per non destare sospetti alle macchine che lo precedevano. Così lo sposo capì che quelle macchine si dirigevano verso la vecchia fattoria e che ci fosse dietro questa storia più mistero di quello che pensasse.

Difatti è così; perché anche se il mistero è spettrale e fa paura con tutto che possa essere molto pericoloso, ha il suo travolgente fascino dell’ignoto a cui è difficile resistere. Lo sposo pensava proprio questo e cominciò a rendersi sempre più conto che ciò che stesse affrontando potesse essere più pericoloso di quanto possa immaginare. Oramai c’era troppo dentro a questa storia, non poteva rinunciare alla sua fame di curiosità proprio ora che aveva scoperto che in quella vecchia fattoria abbandonata ci andassero tante persone in piena notte. Ciò sembrò allo sposo qualcosa di più losco di quello che si immaginasse. Così, lo sposo aspettò al buio nella sua macchina nel parcheggio del ristorante “Le Moulin Rouge”, quando altre tre macchine passarono davanti al ristorante; dopo un po’, il tempo di tenere la “distanza di sicurezza” dalle macchine che passavano per non farsi vedere, decise di mettere in moto e di incamminarsi verso la vecchia fattoria.

Percorrendo il cammino verso la fattoria, lo sposo continuò dritto, oramai era in piena campagna. Alla prima strada a sinistra lo sposo svoltò. Il cammino era ancora molto lungo. Lo sposo andava con andatura lenta, sia per paura che per prudenza. Lo sposo non poteva permettersi di correre, perché avrebbe raggiunto le altre macchine. La strada non era asfaltata, c’erano anche diverse buche di varie grandezze; il fango non mancava, la strada si restringeva sempre di più.

A sinistra ed a destra della strada, c’erano solo alberi e vegetazione. Lo sposo cominciava ad avere veramente paura per ciò che potesse incontrare; ma la sua emozione era così forte da spingerlo fino alla fine per non provare più la paura.

Il traguardo da raggiungere sarebbe stato un premio per lui, perché sarebbe stata una liberazione dalla tanta sofferenza.

Dopo una lunga e sofferta marcia, lo sposo procedendo a passo d’uomo, raggiunse la spettrale fattoria.

Erano oramai le ore 3:00, la fattoria enorme nel suo complesso sembrava non finire mai. Era difficile capire dove fosse l’entrata, ma lo sposo si rese ben conto che non poteva entrare dall’ingresso principale. Così; lo sposo si infilò nella stalla e aspettò che si presentasse l’occasione per muoversi.

Davanti alla fattoria, c’erano parcheggiate sei macchine, alcune anche di particolare lusso.

Lo sposo si rese conto che in quella fattoria ci sarebbero potute essere persone molto importanti di alto ceto sociale.

Al momento opportuno, lo sposo esplorò la fattoria per cercare qualche indizio ed anche un’entrata sicura che gli permettesse di entrare indisturbato. Nella fattoria non c’erano animali, la stalla era vuota, era rimasto solo un po’ di fieno. Il recinto per i cavalli era desolato, lo sposo vide degli attrezzi abbandonati; una falce, una cesoia, un falcione, una pala, un piccone. Continuando ad avanzare come una pantera nell’oscurità, lo sposo vide una porta nel retro della fattoria. Lo sposo decise di entrare con la massima cautela. L’ingresso era buio pesto, ma delle voci costrinsero lo sposo a nascondersi prima di passare all’altra stanza. Il rischio di essere scoperti era enorme, lo sposo non poteva sapere con che persone avesse a che fare.

Lo sposo cominciò a sudare freddo come se gli avessero tirato addosso una secchiata d’acqua gelida. Il sudore sulla fronte sembrava congelarsi sulla pelle, lo sposo non seppe più che fare; perché o se ne sarebbe dovuto andar via subito o farsi coraggio ed affrontare la situazione.

Nel lungo corridoio si spense la luce, sembrò la buona occasione per muoversi. Lo sposo si incamminò molto ad agio. Alla fine nell’ombra vide una specie di spogliatoio, entrò e vide un tizio che si stava facendo la doccia. Fin qui tutto normale, ma la cosa strana era il vestito che aveva appoggiato quel tipo sulla panca; era una tunica blu con un cappuccio che copriva la testa e che lasciava solo lo spazio per gli occhi. Lo sposo afferrò quella tunica con il cappuccio con lo scatto di una tigre. Lo sposo capì che era l’unico modo per passare inosservato e farsi credere uno di loro. Indossata la tunica blu con il cappuccio; lo sposo continuò a girare per la fattoria. Lo sposo non si aspettava certo dove stesse per andare; difatti arrivò in una stanza della fattoria poco illuminata. La stanza era illuminata da candele blu, candelabri sparsi per la stanza, e c’era un arazzo nero con impressa una stella gialla a sette punte. L’atmosfera era da brivido, 9 persone vestite tutte con tuniche blu e il viso coperto dal cappuccio blu erano in cerchio e sembravano che pregassero in una lingua antica né latino né greco.

Lo sposo si sentì ghiacciare la pelle ed ebbe la sensazione di non avere più sangue nelle vene. Lo sposo si sentì veramente morto all’improvviso; non ebbe il coraggio di emettere un fiato e si rese conto che la sua curiosità folle lo aveva portato ad una messa satanica.

All’improvviso, la preghiera fu interrotta dall’arrivo di un tipo vestito sempre con una tunica blu; ma aveva sul cappuccio disegnata una corona.

Tutti dissero in francese:

Buona sera, Re Blu!”

Re Blu disse in francese:

Miei cari Alfieri Blu; siamo qui riuniti per una causa interessante per tutti! La nostra compagna e sorella vuole lanciare una maledizione al ragazzo che l’ha abbandonata per la sua migliore amica! Lei ora vuole punire sia lui che lei, vuole lanciarli entrambi nelle fiamme e farli soffrire come lei soffre per causa loro! Ora io eseguirò il rito per innescare la maledizione e poi pregheremo tutti insieme dopo che voi avrete fatto come me!”

Lo sposo rimase di sasso a vedere il Re Blu scoprirsi solo a basso ventre e distendersi su quella ragazza completamente nuda sdraiata sull’altare. Dopo, avrebbero dovuto fare lo stesso tutti i 9 Alfieri Blu e poi pregare tutti insieme.

Lo sposo pensò; ma allora è vero che con il pretesto di magia nera si fanno abusi sessuali. Lo sposo impaziente del suo turno non vide l’ora di approfittare dell’occasione; tanto la moglie era a letto che dormiva in albergo.

Al suo turno, lo sposo fece come gli altri e si sentì un po’ imbarazzato, ma comunque soddisfatto.

Dopo, avendo fatto tutti i 9 Alfieri Blu lo stesso si misero a pregare tutti insieme in una lingua antica che non sembrava né greco né latino; come all’inizio, ma le parole sembravano diverse. Lo sposo stava fremendo; perché non vedeva l’ora di andarsene, non aveva più motivo a rimanere lì e voleva che quella lunga ed emozionante nottata finisse al più presto dopo tutto quello che aveva passato.

Subito dopo essersi fatto il segno della croce con la mano sinistra, tutti gli Alfieri Blu, il Re Blu disse in francese:

Che la nostra sorella venga esaudita! Rendiamo grazie a Satana! Ora Alfieri Blu possiamo andare nel nome di Satana!”

Tutti in coro dissero:

Nema!” (Amen letto al contrario)

Lo sposo tirò un respiro di sollievo e si rese conto che poteva andarsene in tutta tranquillità, ora aveva anche la tunica per entrare ed uscire di lì come e quando voleva. Difatti lo sposo ogni notte subito dopo che la moglie prendesse sonno si recò alla fattoria per partecipare a quel terrificante rito scoprendo che la “sorella” fosse sempre diversa. Difatti molte donne credevano nelle maledizioni, ma i motivi erano sempre diversi; tra cui: perso il posto di lavoro per le molestie sessuali del datore di lavoro, violentata da un drogato, rapinata da uno psicopatico, picchiata dal fidanzato, arrestata senza aver fatto nulla per una falsa spiata per un furto non commesso.

Lo sposo che oramai ci aveva preso gusto; perché stava trascorrendo il più bel viaggio della sua vita, sia per il viaggio di nozze che andava a gonfie vele e sia per le donne che possedeva per il rito satanico. Oramai giunto alla settima presenza alla messa satanica, lo sposo era dispiaciuto; perché il giorno dopo sarebbe dovuto tornare in Italia con la moglie.

Quindi quella sarebbe stata la sua ultima messa. Quella stessa notte il Re Blu disse in francese ai suoi Alfieri Blu:

Miei cari Alfieri Blu; mi rincresce, ma ho da darvi una brutta notizia riguardante uno spiacevole episodio accaduto alcuni giorni fa! Ad uno dei nostri fratelli è sparita la tunica, si pensava ad uno scherzo, ma visto che sono passati alcuni giorni si tratta di furto! Quindi, o il ladro è scappato, oppure c’è tra di noi un intruso!”

Tutti rimasero sconcertati, allo sposo si bloccò il fiato, si sentì osservato e aveva il presentimento di essere scoperto. Poi il Re Blu riprese:

Miei cari Alfieri, mi sento costretto a chiedervi di levarvi il cappuccio per scoprire chi è l’intruso!”

Tutti, lentamente si tolsero il cappuccio, tranne lo sposo. Il Re Blu disse:

C’è un nuovo adepto sordo per caso, a mia insaputa?!”

Il Re Blu riprese:

Se lo leva da solo il cappuccio o dobbiamo levarglielo noi?”

Lo sposo capì che non serviva a nulla scappare, avrebbe solo peggiorato la situazione, si stava per togliere il cappuccio, ma ci ripensò e con uno scatto decise di fuggire. Il Re Blu urlò:

Fermatelo!”

Tutti gli Alfieri Blu gli corsero dietro per quasi tutta la fattoria. Il guaio era enorme; perché se lo sposo avesse tentato di raggiungere la macchina avrebbero potuto aspettarlo lì. Nascosto in un angolo della stalla, lo sposo aspettò che si liberasse la via per raggiungere la macchina. Alcuni Alfieri Blu videro la macchina dello sposo e riconoscendo anche la targa capirono che quella era la macchina degli sposi che alloggiavano con loro; difatti la macchina la riconobbero i due tipi che parlavano della fattoria nel salone dell’albergo. Così, un Alfiere disse:

Non ci serve cercarlo, venite subito con me!”

Lo sposo rimase nascosto nella stalla in mezzo al fieno. Oramai erano le ore 5:20, l’alba era vicina; lo sposo aveva i nervi a pezzi, tentò di riposarsi un po’; era completamente esausto. La nottata l’aveva passata alla fattoria, così con il giorno con la fattoria deserta sarebbe potuto tornare in albergo.

Lo sposo pensava di essersi pentito a tornare quella notte, oramai poteva accontentarsi, per volere troppo è stato scoperto.

Erano quasi le ore 6:00, lo sposo si diresse verso l’albergo, allo sposo quell’arrivo all’albergo sembrò molto strano; come un ritorno alla civiltà. Difatti, lo sposo si rese conto che il selvaggio regno dell’occulto, creandogli il contrasto, gli aveva fatto apprezzare di più la vita che a lui potesse sembrare normale. Lo sposo pensava che le cose che ci sono più care sono proprio quelle normali. Le cose che potrebbero sembrarci più speciali, non sono quelle più strane, ma quelle a cui teniamo di più, difatti; una persona ci sembra speciale perché ci teniamo tanto e non perché sia strana.

Lo sposo fece molto tesoro di questa sconvolgente esperienza, visto che hanno tentato di ucciderlo. Lo sposo capì che il valore della vita e di essere felici giorno per giorno, è fare diventare ogni giorno un giorno di festa; questo è possibile con l’amore, quando si ama e si è amati è ogni giorno un giorno di festa. Quindi perché andare a cercare l’ignoto e crearsi guai, quando invece l’ignoto è giusto che rimanga tale? Chissà voi cosa ne pensate dell’ignoto? Secondo voi è giusto scoprire, oppure è meglio non sapere certe cose? Secondo me; chi fa parte di una setta satanica lo fa per scelta, sono tutte fandonie e stupide scuse quando le persone dicono di far parte di una setta perché sono rimaste deluse dalla chiesa e dal clero.

Non è vero, secondo me, che per giustificare la scelta di appartenere ad una setta si dice di essere stati delusi dalla chiesa e per vendetta si voglia seguire Satana invece di Dio. Anche perché ci sarebbe un contro senso, noi non scegliamo di essere cristiani perché siamo rimasti delusi da Satana! Non regge la scusa, lo capite da soli. Tant’è vero che chi fa parte di una setta è un eretico. Per la chiesa, chi segue Satana o non crede in Dio è uguale. Il termine “eresia” deriva dal latino “haeresis”, poi modellato dal greco antico “airesis”, che significa: scelta, preferenza accordata a una dottrina, fazione. Fazione: setta, partito politico che nutre accesa intolleranza verso gli altri partiti. Il termine “eresia” si diffuse più comunemente come un’affermazione in pubblico contro ciò che fosse creduto da tutti. Difatti Galileo Galilei e Niccolò Copernico furono accusati di eresia perché avevano scoperto che la Terra fosse tonda, ma tutti credevano che fosse piatta. Con tutto che avessero ragione, non potevano sconvolgere le persone mettendo in dubbio ciò che si credeva da secoli. Anche perché la chiesa era sovrana, aveva il massimo dell’autorità, e quindi non si poteva affermare qualcosa contro ciò che fosse riconosciuto dalla chiesa. La chiesa avrebbe perso stima e fiducia del suo popolo se avesse riconosciuto che Galilei e Copernico avevano ragione. Per questo un’idea giusta o sbagliata non si poteva manifestare, perché non si poteva dire ciò che si pensava per non mettere in dubbio il popolo e per non scatenare l’ira della gente.

La scienza, purtroppo a volte ha dovuto pagare il suo prezzo; per questo sapere troppo è pericoloso.

Tornando al nostro protagonista, lo sposo in viaggio di nozze a Bruxelles si rese conto troppo tardi che la troppa curiosità per sapere di più potrebbe costare molto cara.

Arrivato in albergo, sembrava ci fosse un presagio di desolazione e di tristezza.

Erano le ore 7:20, alcuni camerieri stavano già lavorando per preparare la colazione; lo sposo non vide nessuno in giro tranne quei camerieri, il portiere non era ancora al ricevimento dei clienti.

Quindi se qualcuno fosse entrato ed uscito non se ne sarebbe accorto nessuno. Dopo aver pensato questo, lo sposo salì le scale e si incamminò verso la sua camera. Allo sposo sembrò tutto normale, anche se il sole sembrava spento come se annunciasse qualcosa per cui non potesse brillare. Lo sposo tentò di mettere da parte la suggestione di quella squallida mattinata, quando all’improvviso, arrivato davanti alla porta della sua stanza, vide che la porta non era chiusa, ma accostata così bene da sembrare chiusa. Gli si gelò il sangue, cominciò a preoccuparsi della stranezza della cosa, la moglie non avrebbe mai lasciato la porta aperta, ha la chiave. Aperta la porta, lo sposo non riuscì a capire se fosse sveglio o se fosse un incubo, vide la moglie nuda sul letto con un pugnale piantato sul cuore in un letto di sangue. Lo sposo non riuscì a muoversi, talmente lo spavento, non emesse un fiato, un’altra scena agghiacciante era data da un particolare di cui lo sposo si accorse più tardi, vicino al cadavere della povera moglie insanguinata c’era un foglio. Nel panico totale lo sposo lesse:

Tu ti sei intrufolato tra di noi con l’inganno per approfittare delle nostre sorelle disperate, mentre noi operiamo per aiutarle con la magia nera, tu ti sei fatto i comodi tuoi.

Non solo che tu ti fossi appropriato di una tunica che non era tua, ma ti sei anche approfittato di un diritto che non ti spettava, tu non c’entri nulla con noi.

Così, ciò che hai fatto tu a noi, noi abbiamo fatto a te, abbiamo violentato tua moglie in due e poi l’abbiamo uccisa come puoi notare, con nostro sommo piacere. Quindi, se non vuoi morire lasciaci in pace e non farti più vedere. Non pensare di chiamare la polizia, perché comunque ti troveremo e ti uccideremo.”

Gli Alfieri Blu

Lo sposo reagì tragicamente e disse:

La mia anima è morta! Non ho più motivo per vivere! Ma non mi suiciderò! Non posso nascondermi in eterno dalla morte, non posso vivere nel terrore finché non mi abbiano ucciso; non potrei mai continuare a vivere con il mio corpo senza anima, che me ne faccio del corpo se la mia anima è morta? Non possono gli Alfieri Blu vivere sulla morte di mia moglie dopo quello che hanno fatto! Io non posso vivere nel terrore di essere ucciso, l’unico modo per sconfiggere la morte è di diventare io stesso La Morte!”

Lo sposo pensò alla stalla della fattoria, collegò varie idee. Dopo essersi riposato nel pomeriggio, lo sposo che rinviò la partenza per il ritorno in Italia, cercò un buon costumista nel centro di Bruxelles. Trovato il negozio, lo sposo ordinò una tunica nera con cappuccio ed una maschera da scheletro. Lo sposo non badò a spese, pagò il costume il doppio del valore, perché i costumi erano solo in affitto e non in vendita. Con la giusta preparazione verso le ore 2:00, lo sposo si incamminò verso la vecchia fattoria abbandonata. Lo sposo parcheggiò l’auto vicino alla stalla. La Morte stava per fare visita alle sue vittime. Lo sposo; anzi; ora possiamo chiamarlo La Morte, prese la falce nella stalla e se la infilò nella cintura; poi prese il falcione e se lo appese sulla schiena. La Morte si incamminò verso l’entrata posteriore della fattoria; oramai sapeva come muoversi nella fattoria, perché l’aveva frequentata per una settimana.

Con il passo di pantera, La Morte si accinse nella sala della cerimonia, gli Alfieri Blu stavano aspettando il Re Blu per cominciare a celebrare il loro rito, nel frattempo pregavano. Non appena trovatosi al cospetto degli Alfieri, La Morte disse:

La Morte è venuta a farvi visita! Morirete tutti nel peggiore dei modi!”

La Morte prese con uno scatto il falcione e tagliò la testa a tutti, il sangue schizzava ovunque e le teste mozzate cadevano al suolo come zucche tagliate. La Morte uccise tutti, una vera mietitrice implacabile, il falcione sporco di sangue sembrava un pendolo orizzontale letale, nessuno si salvò.

Nel frattempo, arrivò il Re Blu, e disse:

Cosa è successo!? Chi sei, cosa hai fatto?!”

La Morte disse:

Io sono La Morte, sono qui per ucciderti, è finito il tuo regno di terrore! Ora comincia il mio! Addio, Sua Maestà!”

Detto questo, La Morte prese la falce e la lanciò con tutta la forza come un boomerang al Re Blu. Dopo La Morte tagliò la testa al Re Blu con la falce, perché il re stava morendo dissanguato ma La Morte decise di finirlo. La Morte non soddisfatta di ciò che aveva fatto, non bastandole la decapitazione delle sue vittime, fece una cosa ancora più raccapricciante; ovvero si divertì a cambiare la posizione delle teste mozzate, divertendosi a vedere quale testa stava meglio vicino ad un altro corpo. Avendo scambiato a piacimento tutte le teste coi corpi, si presentò un problema; la testa del Re Blu con chi poteva scambiarla?

Nel frattempo che La Morte pensava a questo, arrivò la “sorella” della serata. La donna urlò dall’orrore e strillò aiuto in un momento di panico. La Morte disse:

Non gridare! O sostituirò la tua testa con quella del Re Blu!”

La donna disse:

Farò quello che vuoi, non uccidermi!”

La Morte disse:

Io non ho nulla contro di te! Quindi se vuoi vivere; dimentica tutto e vattene!”

La donna disse:

Va bene, non farò domande e non dirò nulla a nessuno! Però ad una condizione! Fammi vedere il tuo viso!”

La Morte disse:

Come faccio a fidarmi di te?”

La donna disse:

Io adoro il male, non ti tradirò!”

La Morte si tolse la maschera. La donna disse:

Sei un bel ragazzo, lo sai?”

La Morte disse:

Lo so, avevo una moglie, ora sono vedovo!”

La donna disse:

Visto che sei solo potrei farti compagnia io!”

La Morte disse:

Meglio di no! Io per tradire mia moglie ho pagato un prezzo troppo alto, con la sua morte! Tutto questo è accaduto per donne come te! Ora sono condannato a rimanere solo; voglio essere fedele a mia moglie almeno dopo la sua morte! Io amo molto mia moglie e non credevo di provocare una simile catastrofe solo per togliermi delle soddisfazioni, per pensare troppo a me, loro me l’hanno fatta pagare e l’hanno uccisa! Mia moglie rimarrà l’unica donna della mia vita! Ovunque io andrò lei sarà sempre con me!”

La donna con le lacrime gli disse:

Sai, hai ragione, anche io cambierò vita; penso di dimenticare tutto questo e di seguire solo Dio da ora in poi! Non mi importa né di vendicarmi, né di adorare il male; perché in tutto il mondo solo l’amore ne vale veramente la pena; anche se ti fa soffrire!”

La Morte disse:

Addio e buona fortuna!”

La donna lo baciò e disse:

Pensa sempre a tua moglie; perché i suoi ricordi saranno sempre con te!”

La Morte si lasciò alle spalle la fattoria e si rese conto che con tutto che fosse uscita vincitrice da quella terribile e catastrofica battaglia, si pentì fortemente di essersi recata in quella fattoria per la prima volta, se fosse rimasta in camera con la moglie tutto ciò non sarebbe successo e lei sarebbe ancora viva. La Morte pensò che forse battendosi per lei, la moglie dal Regno dei Cieli, nella sua bontà forse l’avrebbe perdonato. Alla Morte bastò di credere nel perdono della moglie, anche se lui sapeva che era maledetto per sempre e che oramai solo combattendo nel nome della moglie poteva ancora sentirsi unito a lei.

Difatti è ancora così; sono passati 5 anni da quella catastrofe, La Morte combatte in questo torneo di combattimento solo per combattere nel nome della moglie e distruggendo tutto ciò che le capita davanti dimostra la forza del suo amore per la defunta moglie; solo così, ad ogni combattimento si sente una mietitrice implacabile. Perché il suo regno di terrore che non conosce ostacoli, è a dimostrare che lui è fatto apposta per distruggere e per comandare; perché solo vivendo senza legami e nel segno del comando poteva imporre il suo volere e continuare a vivere con il suo corpo; considerata la sua anima morta.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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