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Liliana Manetti intervista Franco di Carlo per il giornale di RADIO E TV CIADD NEWS

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Nov 14, 2019

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Liliana Manetti intervista Franco di Carlo per il giornale di RADIO E TV CIADD NEWS.

Franco di Carlo intellettuale a tutto tondo: poeta, critico letterario e professore.

La carriera e l’incontro con Pasolini.

Franco Di Carlo è nato a Genzano di Roma nel 1952. La sua vasta produzione letteraria è composta sia da diversi volumi di critica su personaggi illustri come Tasso, Leopardi, Verga, Ungaretti, Calvino, sulla Poesia abruzzese del ‘900, e sull’Ermetismo, sia da varie opere poetiche i cui titoli principali sono Nel sogno e nella vita, Le stanze della memoria, Il dono, senza dimenticare le raccolte di poemetti Tre poemetti, L’età della ragione, La Voce, Una Traccia, Interludi, L’invocazione, I suoni delle cose, I fantasmi, Il tramonto dell’essere, La luce discorde, Il pensiero poetante, La pietà della luce, Carme lustrale, La mutazione, Poesie per amore, Il progetto, La persuasione, Figure del desiderio, Il sentiero, Fonè, Gli occhi di Turner, Divina Mimesis, nonché le sillogi poetiche Il nulla celeste, Della Rivelazione, La morte di Empedocle. Hanno scritto di lui critici, poeti e scrittori famosi tra i quali: Anceschi, Asor Rosa, Bassani, Bevilacqua, Luzi, Macrì, Pasolini, Pedullà, Sanguineti, Spagnoletti, Spaziani, Siciliano, Sapegno, Zanzotto. Abbiamo avuto modo di incotrare il poeta e critico letterario da vicino ponendogli delle domande per approfondire la sua figura.
D- Franco Di Carlo, lei, come intellettuale, ha una visione del tutto poliedrica: è scrittore, poeta, critico letterario, professore. Quali di questi ruoli le è più congeniale? Oppure occuparsi della cultura in questi ambiti differenti la mostrano in tutta la sua completezza a Lei che è un intellettuale a 360°?
R- Non farei questa netta distinzione: esistono gli scrittori e gli scrivani come ci suggerisce R. Barthes. Gli scrittori di versi, di racconti di romanzi, di teatro e gli scrittori interpreti, critici, che non sono altro che i continuatori ideali e reali, dei poeti, narratori ect.
Io seguo in questo senso la linea indicata da M. Blanchot e G. Genette. E mi considero un poeta-critico letterario e un critico-poeta. Un qualcosa che tiene insieme interpretazione, analisi e produzione, creazione. L’attività didattica ha praticamente accompagnato la mia vita per oltre quarant’anni: ed è stata convinta, consapevole, attiva e produttiva ed anche creativa, non solo come letterato ma anche in quanto docente ed insegnante.

D- Come definirebbe la sua poesia?
R- È fatta da pensieri poetanti, di poesia-pensiero di impianto filosofico e concentrata sul problema dell’essere (e del non essere) e quindi su quello dell’essere del “nulla”. Un nulla “celeste” e lucente come io lo definisco. Una poesia, perciò, ontologica ma che guarda anche con attenzione alla realtà del mito e alla sua sacralità.

D- Il critico letterario Giorgio Linguaglossa si è occupato molto delle sue opere e ha illuminato ed elogiato molto la sua poesia in diversi articoli, come ad esempio in “Della Rivelazione” del 2013. In tale articolo cosa andava a sottolineare il noto critico?
R- Sicuramente Giorgio Linguaglossa tra i critici e i poeti nell’ultimo ventennio è stato quello che si è occupato di più, e più a fondo, della mia opera e non solo poetica. Nel 2002 ha scritto un saggio critico introduttivo alle poesie de “Il nulla celeste”, ma è intervenuto anche su miei saggi critici su Tasso e Leopardi, Pasolini e sulle mie recenti raccolte poetiche: “Della Rivelazione” e “La morte di Empedocle”.

D-Hanno parlato di lei e si sono occupati della sua opera nomi molto noti come Pier Paolo Pasolini. Guardando la foto che la ritrae insieme a Pier Paolo Pasolini, vuole raccontarci il modo in cui Pasolini le ha parlato della propria opera poetica, ed indicarci anche qual è, tra le poesie che lei ha dedicate a Pasolini, quella che, a suo parere, rispecchi meglio la figura di intellettuale di Pasolini, contro ogni tipo di omologazione sociale dalla quale sempre più veniamo schiacciati in questa società moderna in crisi?
R- Ricorderei tra i vari scrittori alcuni molto cari: Dario Bellezza, Lea Carducci, Gualtiero de Santi, Remo Pagnanelli, Oreste Macrì, Giuliano Manacorda, Nelo Risi, il filosofo Emanuele Severino, Mario Miccinesi ecc. L’incontro con Pasolini, e quindi la sua conoscenza diretta, avvennero l’11 gennaio 1975. Mi ero appena laureato nel dicembre 1974 e tramite la collaborazione di Giuliano Manacorda (di cui ero diventato assistente universitario), contattai Pasolini e sua cugina Graziella Chiarcossi.
Si stabilì la data dell’incontro pubblico nella Biblioteca di Genzano di Roma. Io naturalmente avevo letto e studiato le opere fino ad allora pubblicate da Pier Paolo Pasolini.
Feci un lungo intervento critico sull’opera di Pier Paolo Pasolini (che pubblicai diviso in tre parti sulla rivista “Punto Interpretativo” nel 1976) che il poeta apprezzò molto, congratulandosi con me per l’analisi puntuale ed esaustiva dell’intera sua opera.
Purtroppo Pasolini non poté fare lo stesso con le mie poesie che io iniziai a pubblicare solo nel periodo 1977/79.
Diverse mie poesie sono ispirate all’opera di Pasolini (poi pubblicate ne “Il nulla celeste”, in “Della
Rivelazione” e nella più recente raccolta “La morte di Empedocle” (vedi la poesia “La libertà espressiva”).
Le più significative sono due: “Necrologio” e “Come in un racconto giallo” in quanto, insieme ad altre, rappresentano e manifestano il sottile connubio vita-morte-rinascita nel progetto del Mistero presente delle opere di Pasolini.
Naturalmente i numerosi interventi di Pier Paolo Pasolini, tutt’ora inediti, che fece a Genzano l’11/1/1975 costituiscono un vero e proprio documento storico che io pubblicherò in appendice al mio prossimo volume “Pasolini critico”.

                                                                                                                                                      Liliana Manetti

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