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Hypnos parla alla logge riunite della sua opera Michael’s Gâté ispirata a Cagliostro

DiCiadd News.com

Mar 1, 2017

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Hypnos… e l’apocalisse dietro l’angolo (in un quadro)

Hypnos parla alla logge riunite  della sua opera Michael’s Gâté ispirata a Cagliostro

All’approssimarsi del primo millennio “già voci correvano tra la gente

di nascite mostruose, di grandi battaglie combattute nel cielo da

guerrieri ignoti a cavalcioni di draghi (…) Che doveva importare della

patria e della società umana ai morituri, aspettanti d’ora in ora la

presenza di Cristo giudicatore? (…) Battezzarsi e prepararsi alla

morte, era tutta la vita. Alcuni, a dir vero, moveansi: cercavano

peregrini la valle di Josafat, per ivi aspettare più da presso il

primo squillo della tromba suprema”. Così Carducci immaginava il

capodanno dell’anno mille, riprendendo una diffusa opinione dei suoi

contemporanei che voleva l’Europa medievale traversata da turbe di

penitenti salmodianti e atterrita dall’imminenza della fine del mondo.

Dopo quella data, la paura della fine del mondo non abbandonò le genti

cristiane, riaffiorando ciclicamente in occasione di gravi crisi,

l’invasione dei Mongoli nel XIII secolo la carestia del 1315-1318 e la

peste nera del 1347-1351. Ancora in epoca moderna, la tensione

escatologica, alimentata da motivi sociali e religiosi, sarà

all’origine di movimenti apocalittici che scuoteranno alle fondamenta

le strutture politiche e religiose occidentali, dai contadini di

Thomas Muntzera gli anabattisti di Giovanni di Leida fino ai

giurisdavidici di David Lazzaretti, il profeta dell’Amiata. Nelle

crisi che si succederanno nella storia dell’Occidente i “fanatici

dell’Apocalisse” leggeranno i “signa” e “portenta” dell’imminente fine

del mondo, preceduta da una “generica era nuova”, l’età dello Spirito

secondo la dottrina del monaco calabrese Gioacchino da Fiore

(1130-1202) essendo “già suonata” l’ora di Gesù.

Nonostante le censure ecclesiastiche nei confronti del millenarismo,

la progressiva presa di distanze della teologia ufficiale dal

pensiero prospettico” dell’Apocalisse, e il suo depotenziamento

simbolico operato con la lettura spiritualistica di Agostino, il libro

profetico mantenne intatta la sua carica eversiva nei confronti del

secolo, rinnovando ad ogni generazione “l’afflato utopico” di

liberazione dai vincoli terrestri, garantendo agli scontenti e ai

delusi un risarcimento morale per il male patito. Promessa di

giustizia, di rinnovamento e di felicità che si mantenne

sull’orizzonte dell’Occidente cristianizzato fino alle soglie del XX

secolo, quando il progresso scientifico e tecnologico e l’affermazione

di nuove idee di liberazione, laiche, spazzarono via le antiche

cosmogonie.

La tensione escatologica si sarebbe così assopita al fondo della

coscienza dell’uomo civilizzato, esorcizzata dai successi della

scienza e dall’indubbio miglioramento delle condizioni materiali,

salvo riaffacciarsi come pulsione “irrazionale”, quando il sistema di

rassicurazioni e di certezze su cui poggia la sicurezza dei

contemporanei ha iniziato a mostrare preoccupanti segni di cedimento.

Antichi timori sono così tornati ad affacciarsisull’orizzonte della

società occidentale cristianizzata: al pari di certe superstizioni,

date corrivamente per morte, ma oggi più che mai vive, le vetuste

profezie attribuite a Giovanni conoscono una nuova fortuna in

coincidenza delle profonde crisi che hanno interessato il primo

ventennio del nuovo millennio.

Hypnos provocatoriamente con la sua Porta sull’oltremondo vuole

richiamare l’attenzione alle potenzialità presenti nonost,ante tutto

in questi tempi calamitosi, quando “il mondo sembra attendere

l’irreparabile” e le persone sono chiuse nella strenua difesa del

proprio benessere. L’apertura di hypnos porta l’uomo a varcare la

paura della fine, a superare la crisi della presenza nella storia che

si manifesta non più in una coerente cornice mitica in grado di

riscattare culturalmente il dramma esistenziale, ma dando luogo a una

miriade di apocalissi individuali, caratterizzate da patologie in cui

dominano “i deliri intimi, microcosmici, le sindromi sensitive, i

contenuti persecutori, di colpa, le attribuzioni di significato

riferite alla propria persona” ovvero da quel disagio improvviso che

la moderna psichiatria definisce attacco di panico: “quando tutto

sembra venir meno all’improvviso, crolla la certezza della salute; il

vissuto è descritto come fine del mondo, del proprio mondo interno; il

corpo tremante si raccoglie, si restringe in posizione fetale e si

accovaccia sul pavimento cercando in questo geotropismo di attaccarsi

strettamente alla terra per attenuare il terrore”.

Nel XXI secolo, dunque, l’opera dell’artista Hypnos vuole testimoniare

come non si può escludere la reviviscenza di antiche paure

escatologiche alimentate dalla potenza suggestiva delle profezie

escatologiche più o meno autorizzate, amplificate dalle contraddizioni

reali della società globalizzata.Ma nello stesso tempo la sua

provocazione intende spingere la nostra immaginazione in avanti, n un

contesto radicalmente mutato rispetto all’anno mille, dove i timori

apocalittici tornati ad allignare nella nostra società

desacralizzata” ,vengono mutati di segno e trasformati in un nuovo

sogno di rigenerazione.

Come dimostrano i casi emblematici degli Stati Uniti, del Canada,

della Svizzera e della Francia, ma anche del Giappone,

l’industrializzazione, lo sviluppo tecnologico, il consumismo, non

portano a “un’integrale secolarizzazione della cultura”, ma al

contrario provocano forme più o meno marcate di rigetto e di fuga

nella spiritualità ; sotto questo aspetto , i culti esotici, medianici

e spiritisti, e i singolari ibridi come la NewAge, rappresenterebbero,

parafrasandoGomes Consorte-Nogueira Negrao “agenti di sacralizzazione

della razionalità inerente alla vita urbano-industriale”.

L’opera di Hypnos si pone al limite come un’offerta di sacro “non

conformista” in costante aumento , che si pone come alternativa al

vuoto esistenziale ,alle dilacerazioni dell’io e alla crisi delle fedi

tradizionali, compresa quella nel progresso e nella scienza. Essa

tuttavia non richiede l’adesione a credenze misticheggianti e

afantasiose dottrine esoteriche, come il culto “sincretista”

ufologico, che mescola l’avventismo cristiano all’immaginario

televisivo e cinematografico, non presuppone l’appartenenza a gruppi

emarginati dal processo di industrializzazione, come nel caso degli

ottocenteschi movimenti salvifici del Sertao brasiliano e di David

Lazzaretti.

L’opera di Hypnos al contrario si fonda sull’apparente contraddizione

tra la massima integrazione economica, sociale e culturale de

apocalittici involontari e il loro disagio senza prospettiva che

talvolta si può tradurre in un radicale progetto di destorificazione

per continuare “a vivere”.

Paolo Portone

Storico delle religioni

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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