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I Rotariani riuniti a Mondello martedì 20 Dicembre volano in aiuto alla sanità congolese

DiChiara Fiume

Dic 20, 2016

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“Contribuire alla costruzione del tetto di una postazione sanitaria avanzata in Congo perché ogni volta che amiamo, ogni volta che doniamo, è Natale. Quello che sembra scontato nelle nostre città segue logiche molto diverse nei luoghi dove vivono i più deboli, senza alcuna struttura sanitaria di riferimento sul territorio. Il Rotary non è solo una manifestazione aggregativa, il Rotary siamo noi ed è per questa ragione che dobbiamo essere uniti nella generosità del nostro grande cuore.”

Così parla il critico dell’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, rotariano, che ha accettato di individuare dal carnet dei suoi artisti un autore che alienasse, senza ricompensa, una delle sue opere pittoriche per favorire l’attuazione del progetto. Ed alla fine il critico ha scelto un dipinto della pittrice Lidia Bobbone.

“Mi hanno convinto – spiega Paolo Battaglia La terra Borgese – la qualità estetica, quella tecnica e la poetica dell’opera La Madonna: mia Madre – 2015, tecnica mista su tela, cm 100×70. Come pure sono convincenti i recenti eventi di Lidia Bobbone su Roma, o nella Grande Esposizione Universale alla Torre Eiffel (Ottobre 2014), o a New York (Dicembre 2014), ma anche la presenza di sue opere nei Padiglioni Guatemala e Grenada alla 56° Biennale di Venezia (Luglio-Agosto 2015), allo Stato Pontificio con la doppia esposizione all’interno della prima rassegna Artisti per il Giubileo promossa col  patrocinio ufficiale dell’Anno Giubilare (Dicembre 2015) e, sempre nella capitale italiana, l’ingresso della pittrice nella nuova corrente artistica “Estetica Paradisiaca” celebrata con  l’onorificenza ricevuta presso la Camera dei Deputati, non ultimo: una sua opera è stata acquisita nella nostra regione dal Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea di Castronovo di Sicilia (PA) da me diretto.

La Madonna: mia Madre, convince perché, in questa tela, la Bobbone, come tutti i grandi pittori di ogni epoca, si erge ambasciatrice dell’aforisma di Solzenicyn che sottolinea e sintetizza la vera essenza dell’arte in ogni tempo: tramandare. La pittrice crea perciò una ennesima quanto utilissima testimonianza del mito, con le cromie magistralmente tratte dalla miniatura Liber Scivias di Ildegarda di Bingen (1165 circa). E rappresenta la Madre, Madonna, nell’atto di allattare un bambino, circondata da attributi che alludono alla fecondità. Ricettacolo e matrice di vita, la figura della Madre si ricollega simbolicamente all’acqua e alla terra, i principi della germinazione universale. Come tutti gli archetipi principali essa presenta una simbologia duplice, espressione del processo ciclico (nascita-morte-rinascita) della natura. Ricordate? “Perché siamo anime immesse in un corpo fisico, che traslano da un corpo ad un altro, da una dimensione ad un’altra”. Nelle culture preistoriche il regressus ad uterum, il ritorno al ventre materno, simboleggiava sia la morte sia la prima tappa della resurrezione. Molti rituali funebri e iniziatici si servivano di questa immagine per garantire al defunto la strada della rinascita. In linea generale, tutti i simboli che esprimono una azione ricettiva o protettiva sono riconducibili alla Madre, come i riti relativi alla fertilità della terra e le divinità cosmiche che ne sono la personificazione. Il triangolo puntato verso il basso è l’immagine del potere generativo della donna: una sintesi visiva e concettuale della sua funzione della matrice di vita. In ambito artistico la Grande Madre si presenta come una divinità acefala sdraiata sul dorso, con gli attributi sessuali in forte evidenza, qui splendidamente mediati con candore dall’autrice.”

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Dir. artistica Emanuela Petroni
Salve, posso esserti utile ?