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Capitolo 17
Sul prato della casa abbandonata sta per cominciare il primo combattimento degli ottavi di finale tra Mummia e Uomo Serpente.
Uomo Serpente comincia ad attaccare con un calcio alto, Mummia lo schiva. Mummia solleva Uomo Serpente da terra con ambo le braccia e lo scaraventa al suolo. Uomo Serpente rimane tramortito, ma il tempo di riprendersi e con lo scatto di un cobra afferra Mummia, tenendolo bloccato con le braccia e con le gambe da sembrare un cobra che avvolge la sua preda. Mummia è più forte fisicamente, ma molto lento; Uomo Serpente è molto veloce, ma leggero e facile da sollevare, anche se è tuttavia difficile da afferrare. Mummia e Uomo Serpente si scambiano pugni e calci con grande violenza. Mummia afferra Uomo Serpente e gli dà un pugno in testa da sembrare una martellata. Uomo Serpente tenta di fuggire, perché stava perdendo; ma Mummia tenta di ricorrerlo anche se troppo lento. Uomo Serpente si rifugia in casa. Mummia lo trova, lo colpisce con un pugno rompendo la finestra. Uomo Serpente cade a terra, Mummia lo solleva e gli dice:
“Ti dichiari sconfitto, o ti lancio contro la finestra?”
Uomo Serpente:
“Basta! Hai vinto!”
Mummia è il vincitore del primo incontro!
Il secondo incontro degli ottavi è tra Uomo Leone e Uomo Toro…
Prima di assistere al loro combattimento passiamo a conoscere la loro storia.
Uomo Leone: un cacciatore di leoni sui 35 anni; fisico possente, muscoloso, una grinta ed un coraggio senza eguali. Questo cacciatore amava molto affrontare i viaggi e non c’era nulla che gli facesse paura.
Questo tizio aveva girato molti posti; tra cui Costa d’Avorio, Botswana, Ghana e Kenya. Questo tale non temeva niente, ogni viaggio era per lui una sfida e si prometteva di tornare in Italia con un trofeo ogni volta che partisse. Per lui un viaggio era un’avventura, una sfida della natura, una ragione di vita e ciò che amava di più. Purtroppo non sempre le cose vanno per il meglio, e proprio in Kenya ebbe un brutto incidente che ora passo a narrarvi…
Questo cacciatore refrattario della prudenza, si promise di tornare in Italia con una pelliccia di leone e di farci un tappeto da mettere di fronte al suo camino. Esplorando la terribile e selvaggia savana, questo tizio decise di andare da solo a cacciare un leone. Si sa che il troppo coraggio è pericoloso. Così uno del gruppo disse ad un altro:
“Senti! Non mi fido di quel guascone! Siccome sono responsabile della spedizione e non voglio finire in galera per colpa della sua morte; sorveglialo senza farti vedere ed intervieni se ci sarà bisogno!”
L’altro membro della spedizione di caccia:
“D’accordo! Ma potrebbe essere pericoloso anche per me!”
Il primo del gruppo:
“No! Prendi il mio fucile! Difficile che sbagli con la mira che hai, per questo mando te!”
L’altro membro:
“Si, hai ragione! Vado!”
Così, quel cacciatore sprezzante del pericolo era seguito da quel tizio a sua insaputa.
I due camminarono molto, il caldo ti consumava l’anima, gli alberi erano le uniche possibilità di riparo e non c’erano abitazioni. La savana era deserta, solo dopo in prossimità di piccoli laghi c’era vita, con animali che si abbeveravano. Quel cacciatore era così pazzo da attraversare la selvaggia savana da solo, per dimostrare di essere il migliore. Stanco di camminare, quel cacciatore decise di riposarsi un po’ all’ombra di un albero. Prese sonno. La cosa incredibile avvenne dopo. Aprì gli occhi e si trovò il muso di un leone proprio alla distanza di un dito. Rimase così agghiacciato da non riuscire a muoversi, anche se avesse provato a prendere il fucile, il leone gli sarebbe saltato addosso al primo movimento brusco. Il sangue gli si era fermato dalla paura, non gli era mai capitato in vita sua d’aver paura di qualcosa, ma a vedersi la morte in faccia fa cambiare qualsiasi opinione. Lui si sentì come una statua talmente impietrito dalla paura, e a vedere quella testa di leone così vicina gli sembrava di aver visto Medusa e di essere diventato di pietra.
Il cacciatore non riuscì a muoversi, soprattutto al primo ruggito del leone che stava diventando sempre più minaccioso. Il cacciatore si credeva oramai morto, soprattutto vedendosi la bocca aperta del leone pronto ad assaltarlo.
Ma in quel momento arrivò uno sparo che colpì il leone al fianco sinistro e cadde a terra. Quel tizio mandato dal capo-spedizione gli aveva salvato la vita. Salvo per miracolo, quel cacciatore disse al tizio che aveva sparato:
“La mia carriera di cacciatore è chiusa per sempre! Ho visto la morte in faccia oggi, la prossima volta potrebbe non andarmi così bene! Quando ho visto quel leone così vicino mi sono sentito come un topo con il gatto! Ho capito che senza il fucile non sono nessuno e non valgo niente; perché il vero uomo deve sapersi difendere senza armi, contando solo sulla propria forza! Io non ho mai provato la sensazione di paura, ed oggi mi ha sconvolto la vita per sempre, non potrò mai tornare quello di un tempo! Solo che penso ad un leone mi sento tremare le gambe, mi gira la testa, mi sento come se non avessi più sangue nelle vene e mi sento un blocco in gola che non mi fa respirare! Per colpa di questa paura di oggi vedo il pericolo in ogni cosa ed ho paura a muovermi da casa da ora in poi! Non riuscirò mai ad affrontare le cose come prima; è tutto cambiato! Sento in me una mutazione che mi rende docile come un coniglio, ho perso il mio coraggio!”
Quel tizio disse:
“L’importante è che ora tu sia salvo! Mi ha mandato il capo-spedizione, per il tuo bene ed aveva ragione!”
Il cacciatore:
“Così ero il bambino da proteggere!? Sono un fallito due volte! Come cacciatore e come uomo! Non avrò più il coraggio nemmeno di farmi vedere in pubblico! La mia vita è rovinata per sempre! Oramai il male ha preso possesso di me e non so se riuscirò a sconfiggerlo e tornare come prima, mi sento perseguitato dai leoni e li vedo anche quando non ci sono!”
Quel tizio:
“Stai calmo! Stai impazzendo! Vedrai che con una cura da uno psichiatra tornerai normale!”
Il cacciatore:
“Vai al diavolo! Sono finito, la mia anima non è più di Dio; ma di un leone che mi ha dato la sua voracità!”
A non crederci; ma dopo aver sentito la parola psichiatra il cacciatore saltò addosso al tizio che gli aveva salvato la vita e lo morse sul viso, strappandogli un orecchio, lo graffiò sul viso e lo morse sul collo. Dopo prese il fucile e gli sparò per essere sicuro che fosse morto. Ecco la ricompensa per avergli salvato la vita!
Vita contro morte! Oramai l’anima del cacciatore era morta.
Sono passati tre lunghi anni da quell’incidente; e in occasione di questo torneo quel cacciatore decise di riscattarsi; perché lui che non aveva mai avuto paura di nulla, diventò un codardo da quel giorno.
Così, non riuscendo ad accettare la realtà dell’essere diventato un vigliacco, per non aver più paura cominciò ad amare ciò che odiava e temeva di più…i leoni.
Così, essendo per lui l’unico modo per non aver paura, cioè diventare lui stesso un leone, perché non poteva accettare di vivere nel panico; anche solo a veder un leone in televisione.
La regola è: o sconfiggi la paura per sempre, o sarà per sempre parte di te. La maledizione è appunto questa, ovvero essere costretti ad accettare il male per non temerlo. Una soluzione più difficile ci sarebbe; ovvero la fede non ti fa temere il male, perché mentre lo affronti Dio è con te e può aiutarti a sconfiggerlo per sempre.
Però, nel caso del cacciatore, non essendo riuscito a sconfiggere la forza diabolica che ha preso possesso di lui, l’unico modo era di accettarla e farla diventare parte di sé. Il cacciatore non poté sopportare l’umiliazione dell’essere finito come cacciatore e come uomo. Essendo diventato il nulla, il leone gli ha trasmesso la sua anima e quindi il suo modo di attaccare e di pensare solo con la voracità. Il cacciatore vuole riscattarsi in questo torneo prendendo il nome di Uomo Leone, anche se di umano oramai abbia ben poco. L’immagine della sua morte dell’anima e della nascita di una bestia che non può essere classificata, sta a significare che il dono che ha ricevuto è un potere per lui, ma un pericolo per gli altri. Quindi usando l’immagine del leone vuole seminare panico e terrore, anche mangiando il viso alla gente. Questo sta a significare che la paura dei leoni non è mai riuscito a superarla, perché troppo forte per lui e per non temerla; la sua mente si è adattata al cambiamento. L’Uomo Leone è veramente un avversario temibile e pericoloso per chiunque, anche perché si muove con una velocità che non è affatto umana. Potrebbe davvero essere, secondo me, uno dei grandi favoriti per il successo, o almeno rientrare tra i primi quattro. Già, perché non è solo interessante chi vincerà il torneo, ma anche gli altri tre classificati che saranno dichiarati “I Fantastici Quattro”, ovvero i quattro lottatori che avranno l’onore di essere i più fidati del “divoratore di anime”.