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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 31

DiPietro Sciandra

Set 15, 2016

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Capitolo 31

Ora torniamo al caso dell’Uomo Bisonte, nel 1992, un ragazzino di 11 anni ha perso la madre uccisa da due bisonti negli U.S.A.

La vita del povero fanciullo è totalmente mutata, anche perché poi il padre si è suicidato per il motivo del senso di colpa; perché se non avesse portato la moglie ed il figlio negli Stati Uniti la moglie non sarebbe morta ed il figlio non sarebbe impazzito per la mancanza dell’affetto della madre. Il povero ragazzo non sa più chi e cosa fare e non sa più a chi appoggiarsi, la disperazione più profonda lo affliggeva perché nel giro di un mese aveva perso madre e padre davanti i suoi occhi. La cosa peggiore era stata non solo la morte della madre travolta ed incornata da due bisonti, ma il suicidio del padre buttatosi dal sesto piano sempre davanti a lui.

Il ragazzo non sapeva più in chi o cosa credere, perché a soli 11 anni se non hai nessuno non puoi più credere in nessuno. Difatti il ragazzo non riusciva più a fidarsi di nessuno, perché amava tanto la madre ma odiava il padre che si era suicidato e che lo aveva lasciato per sempre nel peggiore dei modi proprio nel momento della sua vita in cui aveva più bisogno. Il ragazzo aveva tre immagini che non riusciva a dimenticare: la morte della madre, l’immagine dei bisonti, ed il totale disprezzo che nutriva per il padre che si era suicidato. L’immagine del bisonte sembrava portare una forza disumana ed un’aggressività senza eguali al povero ragazzo rimasto orfano.

Difatti, il ragazzo vedeva nel bisonte l’ultimo legame con la madre. Difatti, con tutto l’odio che potesse provare il ragazzo per i bisonti, sembrava che i bisonti avessero reso immortale l’anima della madre, perché collegava sempre la madre ai bisonti. L’affetto della madre non si può sostituire con nulla, è un bene così prezioso che non ce ne rendiamo conto.

Così, passando del tempo nel totale tormento e nelle notti insonni, il ragazzino che viveva con il fratello del padre, decise di lasciare Roma per un po’, perché gli ricordava troppo il suicidio del padre e non poteva dormire pensando che lui si trovasse nella città in cui si fosse tolto la vita il padre, perché odiava talmente il padre che non voleva nemmeno stare nel posto che gli ricordasse il suo suicidio.

Così, ricordandosi di Peter Wallace e di Nicole, decise di tornare negli Stati Uniti e di far diventare i suoi temporanei genitori Peter e Nicole che non potevano aver figli.

Con tutto il dolore che lo affliggeva, il ragazzo decise di tornare nel posto in cui fosse morta la madre per incidente che rimanere a Roma dove si era suicidato il padre. Del male scelse il minore, anche se non è proprio il caso di dirlo, perché morto l’uno e morta l’altra.

I bisonti davano i brividi al ragazzo, ed ogni tanto li pensava come una maledizione che lo perseguitava senza mai una fine. Così, il ragazzo accompagnato dallo zio nel Wyoming dove a Cheyenne lo aspettava Peter, fu accolto come il papa.

Era inevitabile che il ragazzo nel corso del viaggio in aereo ripensasse alla mamma ed ai bisonti, si sentiva come una pecora che andasse incontro ai lupi, ma volle stare con Peter e Nicole, perché sapeva che non lo avrebbero abbandonato come ha fatto il padre. Il ragazzo fu trattato subito da figlio sia da Nicole che da Peter.

Il ragazzo disse a Peter:

Sai, mi ricordo quando mi dicevi che il bisonte è il simbolo del Wyoming!”

Peter rispose:

Mi dispiace per tutto ciò che è successo, tua madre era come una sorella per me…Ho saputo di tuo padre e non riesco a dire niente!”

Peter riprese:

Non pensare più al passato, io e Nicole ti vogliamo bene, ti troverai bene qui, poi noi siamo ricchi e non avendo figli daremo tutto a te; soprattutto quando ti adotteremo a tutti gli effetti!”

Il ragazzo disse:

Grazie, Peter; ma scusa, io non riuscirò mai a chiamarti papà, ti voglio bene ed anche a Nicole, ma preferisco volervi bene come zii; perché il ricordo di mia madre non mi lascerà mai e quello di mio padre tenterò di dimenticarlo prima possibile!” “Quindi, dopo quello che mi ha fatto mio padre, la parola papà non esisterà più per me!” Piangendo disse questo.

Col passare del tempo Nicole e Peter si affezionarono molto al ragazzo, non gli fecero mancare nulla, ma quando arrivavano la festa della mamma e la festa del papà, il ragazzo si sentiva molto triste. Purtroppo certe feste sono tristi per certe persone, questo ragazzo è uno di quelle.

Il tempo passava, il ragazzo cresceva educato alla mentalità americana, lo zio che lo aveva accompagnato si era stabilito insieme a loro. Lo zio aveva 30 anni e si chiama Francesco.

Per quanto il ragazzo tentò di essere felice a tutti i costi, non poteva fingere di non accorgersi che gli mancasse la madre. Il ragazzo e suo zio Francesco si trovarono molto bene negli Stati Uniti, Francesco che non era ancora sposato era sempre alla ricerca di qualche bella fanciulla americana. Oramai si era formata una nuova famiglia, Nicole, Peter, il figlio di Rodolfo e suo zio Francesco.

Le serate erano sempre molto allegre, i nuovi genitori fecero tutto il possibile per rendere felice il loro figlio adottivo. Peter e Nicole erano due genitori meravigliosi, soprattutto perché non avendo la possibilità di avere dei figli loro; comprendono il vero valore di una famiglia e di quanto possa essere bello sentirsi chiamare mamma e papà.

Già, secondo me, di tutti i titoli al mondo, anche nobiliari, nessuno può valere più di quello di padre e madre.

I genitori non si possono sostituire con nessuno, perché l’affetto non può mai essere lo stesso, le emozioni sono diverse, la fiducia è diversa, l’immagine esemplare è diversa, per quanto si possa conoscere bene un’altra persona non può prendere il posto del padre o della madre. Quindi, è comprensibile che il ragazzo in questione preferisca considerare i suoi nuovi genitori come zii. Il ricordo della madre sarà sempre presente, purtroppo anche quello del padre e nel peggiore dei modi, contro la sua volontà. Il ragazzo ricordava la madre come una dea ed una donna da amare, invece il ricordo del padre era diverso; perché lui lo considerava un pazzo egoista suicida uscito di senno, che ha abbandonato il figlio nel momento di totale disgrazia.

Il ragazzo si sentiva protetto dall’immagine della madre, che gli sembrava essere immortale, invece l’immagine del padre era fonte di eterna maledizione per lui.

Sono passati alcuni anni, siamo nel 1997, sempre nel Wyoming, la famiglia è sempre tutta unita, Francesco si è sposato con una californiana. Il figlio adottivo di Peter e Nicole, decide dopo un grande periodo di riflessione di rivisitare Laramie il posto in cui morì la madre travolta dai bisonti. Peter e Nicole dopo alcune esitazioni acconsentirono.

Il povero ragazzo non riusciva a dimenticare l’immagine dei bisonti che lo legava alla madre, anche nei suoi sogni si sentiva rincorso da un bisonte che voleva ucciderlo. Il ragazzo, crescendo si rese conto che non poteva continuare così; doveva combattere e vendicare la madre in qualche modo, perché per il ragazzo, la madre era morta fisicamente, ma l’anima della madre era ancora viva; doveva solo trovare un modo per riunirsi alla madre.

Tornando a Laramie, nel Wyoming, ricostruendo quei terribili momenti di terrore e di sciagura, il ragazzo si sentì come rinascere, guardava i bisonti con uno spirito di sfida. Al ragazzo successe una cosa molto rara, ovvero si sentiva rinascere, morire e rinascere in un altro modo. Questo è molto complesso, ovvero; il ragazzo alla vista del posto in cui morì la madre si sentiva rinascere, perché era l’ultimo posto in cui vide la madre viva, si sentì morire perché la sua anima crollò a ripensare a quel terribile incidente davanti i suoi occhi, e si sentì rinascere come se volesse sentirsi a contatto coi bisonti, perché malgrado tutto li odiasse a morte i bisonti erano sempre presenti nella sua mente come uno spirito di violenza e di dominio. Il ragazzo subì una mutazione psichica, difatti, come gli capitò un bisonte davanti lo attaccò colpendolo a calci e pugni, sembrava più selvaggio il ragazzo del bisonte stesso. Il bisonte tentò di caricare il ragazzo, ma era indebolito, il combattimento tra un bisonte ed un ragazzo fece avvicinare delle persone meravigliate e incredule a ciò che videro. Il bisonte sembrava impotente nei confronti del ragazzo; l’odio ed il desiderio di uccidere fecero del ragazzo un essere selvaggio ed incontrollabile. Il ragazzo prese l’accetta vicino alla stalla, usata per la legna, che era vicina a dei ciocchi. Nessuno si poteva aspettare cosa sarebbe successo, le persone che erano passate per caso avevano visto il duello tra il ragazzo ed il bisonte, ma rimasero così impressionate da non muoversi.

Il ragazzo cominciò a fare il macellaio più singolare al mondo; ovvero uccidere un bisonte con odio e non per professionalità. Il ragazzo urlava queste frasi mentre massacrava il bisonte:

Questo è per mia madre, questo è per aver provocato il suicidio di mio padre, questo è per me, e per tutto quello che ho passato per colpa vostra, tre vite distrutte per colpa vostra! Ora berrò il tuo sangue e sarò io il bisonte più pericoloso al mondo, non ci sarà nessuno in grado di fermare un essere umano con la selvaggia forza di un bisonte! La mia anima è morta e bevendo questo sangue di bisonte brindo all’anima immortale di mia madre, all’immagine del bisonte che mi renderà implacabile ed all’unione della mia anima morta con l’anima viva di mia madre! Mamma! Io e te saremo sempre insieme, nemmeno la morte può separare l’affetto tra madre e figlio, io combatterò sempre con te e per te! Ti ho vendicato! Mamma, vieni da tuo figlio che non ti abbandonerà mai come invece ha fatto papà con me! Da ora in poi comanderò io, non mi legherò più a nessuno e non mi fiderò più di nessuno, solo con la violenza otterrò ciò che vorrò, la materia non è il mio mondo, il mio mondo è cercare la mia anima che ho perso! Io sono l’Uomo Bisonte!”

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Dir. artistica Emanuela Petroni
Salve, posso esserti utile ?