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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 32

DiPietro Sciandra

Set 15, 2016

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wyoming

Capitolo 32

Dopo questo raccapricciante massacro di un bisonte, il ragazzo messo al sicuro da Peter e Nicole, che a loro volta erano talmente sorpresi per l’accaduto da rimanere senza fiato; portarono il ragazzo alla loro casa a Cheyenne.

Peter disse al ragazzo:

Cosa ti è successo? Perché hai ucciso quel bisonte a quel modo? Provi odio per la morte di tua madre per colpa loro?”

Il ragazzo rispose:

Non è solo questione di odio, era una unione di anime, per liberare la mia anima morta dovevo uccidere quel bisonte, morte di un’anima per morte di un corpo, non è stata una vendetta; ma una rinascita spirituale nel segno del bisonte! Ora per me è cominciata una nuova vita, non ho più motivo per rimanere negli Stati Uniti, posso tornare in Italia dove sono nato, Roma mi aspetta!”

Peter rispose:

Vuoi tornare a Roma? Quindi ci abbandoni, te ne vai per sempre, ora che ti consideriamo un vero figlio, dopo questi anni che sei stato con noi?”

Il ragazzo rispose:

Mi dispiace, io vi voglio molto bene, ma la mia vera casa è a Roma ed è lì che devo tornare a vivere, non vi dimenticherò mai, sarete sempre con me tu e Nicole!”

Peter disse:

Sei proprio sicuro di lasciarci?”

Il ragazzo:

Si, Roma ha bisogno di me! Io ho un dono e devo metterlo a frutto!”

Peter:

Quale dono hai?”

Il ragazzo:

Un coraggio che non mi sarei mai sognato, una forza spirituale senza eguali, una selvaggia potenza difficile da contrastare, l’anima di mia madre mi sarà sempre accanto e mi guiderà ovunque io sarò!”

Peter:

Mi hai convinto! Quando vuoi partire per l’Italia?”

Il ragazzo:

Tra due giorni potrebbe andar bene, il tempo di preparare i bagagli, e fare un ultimo giro a Cheyenne!”

A proposito!” riprese il ragazzo:

Peter, non avevi una pelliccia di bisonte, con la testa appesa sopra il camino come trofeo?”

Peter rispose:

Si, certo! Perché?”

Il ragazzo:

Vorrei un ricordo vostro e del Wyoming, tu mi dicevi che il bisonte è il simbolo dello Stato del Wyoming; così potrei avere un ricordo vostro ripensando al camino, quando parlavamo tutti vicini, ed anche di questo Stato che mi ha ospitato per questi anni dopo la morte dei miei genitori! Allora, potresti regalarmi quella pelliccia di bisonte e quella testa di bisonte che tieni sopra il camino, papà?”

Peter, sentendosi chiamare per la prima volta papà si commosse e disse:

Per la prima volta mi hai chiamato papà, proprio ora che te ne vai, come vuoi, mi hai reso talmente felice oggi a chiamarmi papà che non posso dirti di no, fai conto che la pelliccia e la testa di bisonte siano già tue!”

Così, dopo due giorni, fatti i preparativi, l’Uomo Bisonte, ormai possiamo chiamarlo così, era pronto per ritornare in Italia dove l’aspettavano degli zii dalla parte della madre. L’Uomo Bisonte affrontò il viaggio con Nicole e Peter; perché non avrebbero retto al dolore di vederlo partire, così preferirono fare un ultimo viaggio insieme.

Arrivati all’aeroporto di Fiumicino, a Roma, Peter e Nicole si sentirono molto emozionati, perché per la prima volta si trovavano in Italia, il paese del loro figlio adottivo, anche se si dovevano separare, l’Uomo Bisonte volle considerarli sia Peter che Nicole, suoi genitori, e chissà, forse sarebbe tornato negli Stati Uniti; magari in estate, finita la scuola.

L’Uomo Bisonte vide Roma come non l’aveva mai vista, ovvero cupa, oscura, insidiosa, tenebrosa, violenta, traditrice, si accorse che Roma poteva sembrare peggio di quello che gli paresse, perché si accorse del contrasto tra Cheyenne e Roma, non c’entrano nulla.

L’Uomo Bisonte aveva paura di Roma a primo impatto, perché sapeva che avrebbe fatto fatica a riabituarsi a quella vita, troppa differenza, poi il fuso orario, ambienti troppo differenti, usanze troppo diverse, anche nella mentalità.

L’Uomo Bisonte decise di affrontare il suo ritorno a casa con spirito di sfida e di voler cambiare le cose.

Il giorno dopo Peter e Nicole partirono per gli Stati Uniti, non potevano trattenersi a lungo in Italia, troppi affari ed impegni di lavoro.

Peter disse all’Uomo Bisonte:

Ti aspettiamo per quest’estate, non cambierà mai nulla verso di te, figliolo!”

L’Uomo Bisonte disse:

Contaci, papà!”

Si abbracciarono e si salutarono, dopo Peter e Nicole si incamminarono verso l’aeroporto per raggiungere gli Stati Uniti.

Salutati i suoi genitori adottivi, l’Uomo Bisonte doveva essere pronto ad una nuova vita, una rinascita spirituale, doveva essere lui il dominatore di Roma, avrebbe dovuto cambiare molte cose, forse sarebbe potuto diventare un eroe.

Così, l’Uomo Bisonte volle combattere le ingiustizie ed evitare che altre persone perdano i genitori in modo violento, come ad esempio per rapina e tentata violenza. Le intenzioni da nobile crociato di Uomo Bisonte non comportarono pochi problemi, anzi; perché si trovò ad affrontare i peggiori criminali della città. Uomo Bisonte indossò la pelliccia di bisonte e la testa impagliata di bisonte, dopo aver apportato delle modifiche che gli permettevano di rendere la pelliccia un vero e proprio costume, e la testa fu alleggerita al massimo. Uomo Bisonte non voleva proprio essere un eroe; perché combatteva per due motivi:

il primo era perché usando la violenza sui criminali era quasi giustificato a fare del male e poteva portare il terrore ed essere anche ammirato, nel giro di due mesi tutti i giornali romani diffondevano la notizia di un vero eroe al mondo e non dei fumetti o del cinema.

Il secondo motivo per cui Uomo Bisonte si batteva era per esternare il tremendo dolore che provasse per la madre morta, solo combattendo ed usare la forza su esseri pericolosi si sarebbe potuto purificare e liberare in qualche modo la sua anima prigioniera. Oramai Uomo Bisonte era una celebrità, anche se molti malviventi tentarono di scoprire chi si celasse dietro quella maschera di bisonte. Affrontati innumerevoli pericoli ed insidiose avventure, Uomo Bisonte cominciò a riflettere sulla sua maledizione:

Come, ho perso tutta la mia famiglia, sono solo e devo battermi per persone che non ho mai visto e che non sanno nemmeno chi sono per potermi portare riconoscenza! Chi me lo fa fare a rischiare la vita senza avere nulla in cambio, mi devo nascondere da tutti, tanti tentano di uccidermi perché interferisco nei loro piani diabolici, nessuno mi sarà mai amico, perché sono sempre solo di passaggio come un fantasma che appare, nessuno mi vorrà bene per chi sono veramente, ma ammireranno solo l’immagine che rappresento, il bisonte! Non posso accettare che la gente non sappia chi c’è qui sotto e che ammiri l’immagine della mia distruzione e della mia sofferenza! Ciò che rappresenta la mia distruzione deve essere una liberazione per gli altri? Eh, no! Sono dannato per sempre a soffrire nell’immagine del bisonte, e gli altri saranno liberi a mie spese! Combattendo conciato così mi renderò sempre di più conto di quanto mi manchi mia madre! Devo combattere per un motivo proficuo e che mi porti un tornaconto, userò la forza per comandare e non per essere un eroe, l’eroe è morto! Il bisonte che è stato la distruzione per mia madre lo sarà anche per gli altri, solo facendo soffrire degli innocenti vestito da bisonte mia madre sarà veramente vendicata, come ho sofferto io per un bisonte devono soffrire anche gli altri, solo così starò bene, perché non sarò più solo con il mio male, il mio dolore; una calamità chiamata Uomo Bisonte distruggerà tutto e dominerà per far soffrire tutti, più di quello che ho sofferto io! Solo vedendo soffrire chi soffre più di me la mia anima potrà tornare a vivere! Da oggi in poi chi sarà con me sarà al sicuro e chi mi sarà contro si troverà in estremo pericolo!”

Nel giro di poche settimane i giornali non parlavano più di Uomo Bisonte come un eroe; ma come un mostro da distruggere e placare, una vera minaccia per l’umanità. Difatti, Uomo Bisonte non aiutava più le persone che venivano derubate od aggredite, o salvare le ragazze che venivano violentate, anzi, lui si era messo al comando di una banda per portare la distruzione a Roma. Difatti il nome della banda era “La banda del bisonte”. Uomo Bisonte era considerato un vero diavolo, ed essendo mascherato a quel modo dava proprio l’impressione di esserlo, a parte i misfatti che compiva. Giravano voci che “La banda del bisonte” svolgeva delle messe sataniche in onore all’Uomo Bisonte. Incredibile, e pensare che da eroe sia diventato un mostro, proprio come un angelo che diventa un diavolo. Uomo Bisonte era ancora più celebre di prima, tutti avevano paura di lui ed era questo che voleva; a differenza che ora era diventato molto ricco, perché gestiva la banda che operava sullo spaccio di droga e sullo sfruttamento della prostituzione; e pensare che prima le difendeva le donne!

Essendo diventato un vero mostro, Uomo Bisonte era sempre costretto a vivere due vite diverse, come uomo e come bisonte, sia per non essere scoperto che per eseguire i suoi piani di dominio indisturbato. Il nascondiglio della Banda Del Bisonte era in periferia in un posto desolato, lì Uomo Bisonte progettava i suoi piani ed accoglieva quelli che volevano seguirlo.

L’impero della Banda Del Bisonte prosperava, la polizia sembrava impotente; era molto difficile riuscire ad arrestare i membri della banda.“La banda del bisonte” si muoveva sempre in motocicletta; Uomo Bisonte era l’unico che non girava mai ed era molto difficile vederlo; ma si sapeva che fosse lui il capo; perché era stato visto a capo di quei malviventi; e molte persone erano testimoni di aver visto Uomo Bisonte che non difendeva più gli innocenti, ma collaborava con i criminali.

Oramai, nessuno considerava Uomo Bisonte un eroe, anche se molti non riuscivano a comprendere come mai un eroe fosse diventato un mostro.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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