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IL DIVORATORE DI ANIME – CAPITOLO 76

DiPietro Sciandra

Dic 10, 2016

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Capitolo 76

Riccardo Croce sapendo della setta di Alvaro Raimondi, una sera, verso mezzanotte lo aspettò davanti casa e decise di seguirlo per vedere dove andasse a quell’ora. Tenendosi a debita distanza, Riccardo seguiva Alvaro. Ovviamente Riccardo non era mascherato questa volta, ma il suo vestito nero ce l’aveva in macchina per cambiarsi al momento opportuno. Dopo circa 45 minuti di strada, Alvaro, seguito da Riccardo arrivò in una casa fuori città, abbastanza isolata. Riccardo notò che quando Alvaro scese dalla macchina, dal bagagliaio prese un vestito rosso ed una maschera, insieme a strani amuleti ed un libro. Riccardo realizzò. Alvaro non aveva afferrato la lezione e che voleva continuare a fare il diavolo nella sua setta. Di nascosto; Riccardo si mise il costume nero e seguì Alvaro fin dentro la casa. Vedendo il punto dove fossero tutti gli altri confratelli di Alvaro. C’era in corso una riunione satanica ed Alvaro si stava per mascherare da diavolo per concludere il rito con l’apparizione del diavolo. L’atmosfera era sacrale, i confratelli riuniti erano 7, tutti in cerchio che pregavano in una strana lingua forse antica che non sembrava né greco antico né latino. I candelabri davano una luce così fievole che sembrava di essere in pieno inferno, il buio regnava veramente, e le candele erano la luce essenziale per poter vedere. La cosa più spaventosa era nel vedere tre crocifissi a testa in giù appesi al muro. Dopo un po’ uno dei confratelli della setta prese una ciotola e con uno scatto gettò il contenuto sui tre crocifissi. Quello era sangue. Dopo, coi crocifissi sporchi di sangue, un altro confratello teneva in mano un oggetto che Riccardo non riuscì a realizzare cosa fosse. Quello era un cuore vero. Riccardo che era nascosto nell’ombra, con addosso il vestito nero e la maschera cominciò ad avere paura, e doveva però prepararsi all’azione, perché doveva intervenire e farsi coraggio. I confratelli si misero a pregare insieme dicendo parole incomprensibili a Riccardo; ed anche a me! Poi il confratello con il cuore in mano, mentre lo stringeva disse:

Con questo cuore, risorgi mio signore del male, noi siamo tuoi servi, ti adoriamo, vogliamo solo la tua volontà, dacci un segno della tua riconoscenza e che siamo i tuoi figli prediletti! Dimostracelo con una tua visita!”

Da una tenda rossa, venne fuori Alvaro mascherato da diavolo. Alvaro disse:

Eccomi! Sono venuto, ma cosa avete da offrirmi?”

Un confratello disse:

Questa volta abbiamo una ragazza che è stata violentata, per vendicarsi del suo stupratore che non è ancora stato arrestato, vuole lanciargli una maledizione offrendosi a te!”

Alvaro disse:

Sono pronto! Preparatela, la possederò con vero piacere, io la libererò con la mia magia, il mio potere e la mia…”

Alvaro fu interrotto da Riccardo che si presentò vestito tutto di nero con una maschera nera sul viso dicendo:

…La tua idiozia, la tua falsità, il tuo imbroglio, e lo schifoso che sei!”

Tutti dissero:

Chi è? Chi l’ha fatto entrare?”

Alvaro cominciò a capire:

Ehi! Non sei quello che mi ha aggredito quella notte?”

Riccardo:

Io non sono nessuno, io sono il nulla, la distruzione; sono io il vero diavolo e tu sei solo un impostore che sfrutta la mia immagine per fare degli abusi sessuali e credersi importante! In realtà sei un pazzo da camicia di forza!”

Alvaro disse:

Fermate questo pazzo! Ve l’ordina il vostro signore!”

I confratelli dissero:

Perché dovremmo metterci contro di lui? Se fosse veramente lui il signore del male? Tu sei un imbroglione, ha ragione, che vuoi farti i tuoi comodi sulle povere ragazze! Non ti vogliamo più!”

Riccardo disse:

Bravi, lui non è nessuno, perché nessuno può diventare il diavolo per propria scelta!”

Alvaro disse:

Come hai detto? Questa frase l’ho già sentita o letta da qualche parte…Ho capito, sei tu che mi hai aggredito perché dicevi di essermi spacciato per te!”

Riccardo disse:

Si, sono io!”

I confratelli dissero:

Sei tu il diavolo? Quello vero e non questo buffone?”

Riccardo disse:

Si, sono l’ultimo della mia specie, potete credermi; non puoi alzarti un giorno per gioco e diventare il diavolo; io ho sofferto per diventarlo, non come lui!”

Alvaro disse:

Cosa vuoi? Vattene! Cacciatelo, anzi uccidetelo!”

Uno dei confratelli disse:

Perché ucciderlo? Lui è che aspettavamo! Non un idiota come te!”

Alvaro:

Traditori! Tutti dei maledetti traditori!”

Uno dei confratelli disse:

Però, maestro, vogliamo delle prove che siate voi il vero nostro signore della guerra!”

Riccardo pensando velocemente disse:

Giusto! Vi darò una prova o quante ne vorrete! Anzi farò di meglio, datemi dell’acqua santa!”

Uno dei confratelli disse:

Acqua santa?! Sicuro, proprio voi, maestro!?”

Riccardo:

Certo, apposta perché sono io la voglio! Vedrete cosa succederà al vostro Alvaro Raimondi! A proposito, preparati a combattere!”

Tutti meravigliati scoprendo che il diavolo sapesse il nome reale di Alvaro. Alvaro si preparò a battersi, perché capì che giustamente solo combattendo si poteva risolvere la questione e che il più forte diventasse il loro signore, il diavolo vero doveva distruggere l’impostore, ma come scoprirlo?

Riccardo si fece dare dell’acqua santa, ed a grande meraviglia la bevve e disse:

Io sono il diavolo! Perché bevo l’acqua santa che è ciò che odio di più e per questo mi dà forza, non mi si può sconfiggere tirandomela addosso!”

Detto questo Riccardo si mise in posizione di lupo ed attaccò Alvaro ancora vestito da diavolo. La battaglia fu molto violenta, il diavolo nero contro il diavolo rosso. Alvaro non ebbe alcuna possibilità, perché venne letteralmente sbranato per la seconda volta dal diavolo vero. Alvaro rimase ferito al volto ed alla schiena. Poi Riccardo continuò a mangiare Alvaro con lo stupore di tutti, nessuno intervenne. Alla fine Alvaro morì dissanguato con la carne a brandelli e penzoloni. Dopo, con l’ammirazione di tutti, Riccardo fu riconosciuto come il diavolo vero, senza sapere che lo fosse per davvero e non perché fosse il più forte. Il corpo di Alvaro Raimondi, od almeno ciò che rimase di lui fu buttato in una vecchia discarica fuori città, facendo credere che si trattasse di suicidio, avendogli iniettato con una siringa un potente veleno. La ragazza che era con i confratelli della setta rimase molto affascinata da Riccardo e tentò di scoprire il suo volto, ma Riccardo fu categorico e non accettò mai. I confratelli riconobbero Riccardo come il loro signore del male e decisero di cambiare le cose della stanza per il rito dal colore rosso al nero. Poi i 7 confratelli adoperarono la lettera d per rappresentarlo ed il numero 10 per invocarlo. La frase di invocazione del rito satanico diventò:

Compari a noi, oh Divoratore! Siamo i tuoi figli, insegnaci le tue regole e ti saremo riconoscenti! Ti daremo ciò che vorrai! Diffondi il tuo verbo e noi lo diffonderemo ai nuovi adepti!”

Su ogni muro della sala sacra c’era un 10 nero in campo rosso, e poi un’enorme D nera sempre in campo rosso che diventò il nuovo drappello della setta.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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