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Io so, diceva Pasolini. Non sono mai stato uno che si appassionava alla politica, l’ho sempre vista come una cosa sporca fatta da uomini di malaffare. Ma so che se fosse ancora vivo Pasolini avrebbe continuato quello che aveva scritto. Io so chi sono i mandanti della strage di Aldo Moro (Kgb, Cia Servizi Segreti Italiani, Democrazia Cristiana), io so chi sono i colpevoli della Strage di Ustica (Esercito Francese e Americano), io so chi c’era la notte in cui la Moby Prince (Esercito Americano) andò a fuoco, io so chi ha lasciato morire tutte quelle persone, tra cui bambini. Io so per quale motivo è stata fatta la strage di Bologna (Servizi Segreti), io so che la sera dell’omicidio di Pasolini non c’era solo Pino Pelosi a farlo fuori, io so quale disegno si può celare dietro quello che chiamano Nuovo Ordine Mondiale (Religione del Patriarcà), so i loro scopi. Potrei concludere dicendo: Io so ma non ho le prove, ma non è così, perché le prove sono sotto gli occhi di tutti e non posseggo canali speciali o corsie preferenziali nella politica o massoneria, bensì ho esaminato le prove che con fatica ho cercato per cercare la verità che i giornali mi hanno sempre oscurato perché pagati dal potere per tacere ciò che andava detto. A volte per trovare la verità basta guardare sotto i propri occhi e ci si accorge, usando la logica che abbiamo davanti un puzzle scomposto dove lentamente rimettendo a posto i suoi tasselli emerge un quadro preciso e completo. Ora la gente abbassa gli occhi solo per guardare lo schermo del proprio telefono. Forse li alza per guardare lo schermo del loro computer, per poi abbassarli di nuovo. Spesso sento persone che non appena sentono questi discorsi dicono: “Non voglio sentire queste cose perché già la vita è dura così e non voglio altri stress”. Abbiamo ceduto la verità in cambio di un angolo tranquillo dove poter diventare file virtuali creandoci un’identità alternativa ad una realtà che non ci piace. Se guardo le persone spesso mi rendo conto del buono ancora c’è, poi guardo meglio e vedo che oltre al buono c’è molto male che pervade il mondo. Sarebbe un’utopia pensare che questo mondo possa vivere in pace, ci sarebbero tante cose da studiare, da conoscere. Certo senza diventare degli insensibili, ma facendo tutto questo ricordando le nostre passioni, usando il cuore e la testa insieme, per non sbagliare. In questo far west chiamato civiltà è diventato un “tutti contro tutti”, il nemico potrebbe essere dietro l’angolo, colui che ci taglia la strada in auto, quello che ci guarda perché incuriosito, quello che ci sfotte perché crede che imitare la Gialappa’s band sia da “fighi”. Non esiste l’essere figo, questo è uno status imposto da quei modelli di cartone che la televisione ci ha imposto, il nemico in realtà una specie di religione antica che adesso è chiamata Nuovo Ordine Mondiale. Ma siamo troppo occupati a tapparci gli occhi, la bocca e le orecchie da dover faticare per pochi soldi al mese. Non ci danno neanche la possibilità di poter pensare liberamente perché siamo già sommersi di pensieri di cose da fare. La società corre all’impazzata e gli anni corrono come macchine impazzite, come cantavano i Kina. Un giorno ti svegli e ti ritrovi i capelli bianchi e non capisci più quanto tempo è passato dall’ultima volta che sei stato felice. Hanno inventato la crisi per far in modo da raccontarti che non ci sono soldi, per licenziare risparmiando sugli operai per portare i capitali in Svizzera, loro si arricchiscono, noi siamo terrorizzati. Ma nella nostra paura di non farcela chiediamo prestiti per andare in crociera, perché è meglio fingere di star bene che non avere il coraggio di ammettere di essere poveri. E se i poveri smettessero di dar da mangiare ai ricchi? Sarebbe una soluzione, ma se il ricco non mangia tira il guinzaglio al povero che muore di fame e guardando negli occhi i suoi figli sarà costretto ad inchinarsi al potente per non far morire di fame la sua famiglia. Io so chi sono i colpevoli di tutto questo, ma in mezzo a quei colpevoli ci siamo anche noi che abbiamo taciuto quando abbiamo visto.

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Dir. artistica Emanuela Petroni
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